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La frode sui prodotti petroliferi scoperta dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Foggia che ha portato alla esecuzione di 13 misure cautelari, sarebbe stata compiuta attraverso una rete composta da 27 società, alcune create ad hoc con l'obiettivo di emettere fatture false per operazioni inesistenti per così cedere gasolio agevolato a uso agricolo a persone o imprese - attive nel settore dell'Autotrasporto - tutte prive di autorizzazione Uma (Utenti motori agricoli). L'Uma infatti consente il prelievo del gasolio ad accisa ridotta.
Il meccanismo messo in piedi dagli indagati, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, avrebbe permesso di smerciare in nero più di 3,2 milioni di litri di gasolio. Dagli accertamenti, coordinati dalla procura di Foggia, è emerso che la base logistica del gruppo era Orta Nova da dove sarebbe stata gestita la commercializzazione illecita di gasolio a uso agricolo.
Dall'analisi dei documenti contabili, extracontabili e di banche dati è venuto fuori che per ogni cessione illecita, venivano emessi i Das ovvero i documenti di accompagnamento semplificato con relativa fattura di vendita per giustificare la cessione.
Il prodotto così scaricato 'contabilmente', veniva in realtà trasferito in due centri di stoccaggio clandestini, sempre nella zona di Orta Nova e da lì distribuito ad altri grossisti oppure ceduto a utenti finali. Gli indagati avrebbero usato una contabilità parallela per tenere traccia dei quantitativi di carburante, delle consegne e dei flussi finanziari per rendicontare il gasolio, appuntare prezzi, forniture, quantitativo e ordinativi.
Secondo i finanzieri al vertice del gruppo ci sarebbe un uomo che avvalendosi di alcuni stretti e fidati collaboratori, avrebbe deciso l'organizzazione delle attività illecite, definito i destinatari del gasolio e messo a disposizione un deposito commerciale gestendo i guadagni.
Inoltre, si sarebbe 'adoperato per attribuire fittiziamente ad altri la titolarità di beni e la disponibilità di denaro riconducibili ai sodali, quale profitto o provento dell'attività illecita, tra cui anche un'imbarcazione', spiegano gli inquirenti specificando che il figlio invece gestiva i depositi uno dei quali controllato h24 con sistemi di videosorveglianza.
Delle 13 persone raggiunte dalle misure cautelari, 4 sono ai domiciliari, 7 in carcere e 2 sottoposte a obbligo di firma. Complessivamente gli indagati sono 30 e a vario titolo rispondono di associazione per delinquere, sottrazione all'accertamento o al pagamento dell'accisa sui prodotti energetici ed irregolarità nella circolazione dei prodotti soggetti a imposta, falsità materiale e ideologica in atti pubblici, frode in commercio dichiarazione fraudolenta mediante altri artifizi, trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio. Sotto sequestro sono finiti beni - mobili e immobili - del valore di oltre 5 milioni di euro tra cui un autoparco di Ordona, due auto, un'imbarcazione a motore, 5 furgoni, una autobotte, due autocarri e altrettanti carrelli elevatori, 77 contenitori e cisterne per carburanti con sistemi di erogazione, contanti disponibilità finanziarie, conti correnti, libretti di deposito beni e altre utilità riconducibili agli organizzatori della frode.
Foto Italpress
Redazione Pressa
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