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Dura presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil a Modena, sull'incidente avvenuto l'altro ieri nel piazzale dell'azienda Italpizza di San Donnino, dove una giovane addetta nigeriana è stata colpita da un muletto in manovra, fortunatamente riportando soltanto escoriazioni superficiali. Un episodio che, per quanto banale nelle conseguenze per la salute della lavoratrice coinvolta, ha scatenato la replica delle sigle sindacali che lo ritengono conseguenza 'delle nuova organizzazione del lavoro che si sta insediando in molte aziende del territorio modenese', che sono ormai 'completamente appaltate a cooperative di lavoratori, per lo piu' stranieri, giovani, precari, addetti a mansioni in luoghi di lavoro con rischi elevati'.
Si 'estremizzano le condizioni di lavoro - è la denuncia dei sindacati - all'insegna della massima flessibilità e della massima saturazione organizzativa possibile, incrementando cosi' i rischi connessi alle attività produttive nonche' i cosiddetti 'rischi da interferenza', come quello occorso alla lavoratrice.
Il tutto in cambio di retribuzioni e applicazioni contrattuali assolutamente non adeguate'. Questa, continuano le tre organizzazioni, e' anche la fotografia di Italpizza, azienda in continua espansione per la quale recentemente e' stata deliberata una variante per l'ampliamento dello stabilimento che, ad oggi, occupa oltre 600 dipendenti, di cui il 90% in attività appaltate.
'Questo e' un modello che, ci si dirà, è imposto dai fenomeni economici della contemporaneità e dalle sfide della globalizzazione- insistono le tre sigle- ma non e' certamente il modello che vorremmo per il nostro territorio e immaginiamo che non sia neanche il modello che le nostre istituzioni avevano in mente quando hanno sottoscritto nel 2014 il 'Patto per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva della città di Modena e del suo territorio' e richiamato appunto nella variante urbanistica prevista per l'ampliamento dello stabilimento Italpizza'.
La verità, secondo i sindacati, è invece che, come spesso succede in queste situazioni, 'si tratta di un'azienda che ha deciso di puntare tutto sugli appalti di lavorazioni e sulla flessibilita' degli orari di lavoro, non garantendo, attraverso questa catena di esternalizzazioni e di vera e propria deresponsabilizzazione di impresa, retribuzioni adeguate agli operatori (veri artefici e custodi di questa produzione tipicamente 'made in Italy') e condizioni di lavoro rispettose, con conseguente aumento dei margini di rischio per le persone impiegate'.
L'auspicio dei confederali e' infine 'che la ragazza possa riprendersi velocemente e che la medicina del lavoro verifichi le responsabilita' in un cantiere dove numerose sono le interferenze tra le attivita' in appalto: attivita' logistiche e attivita' di produzione di pizze, che ogni qualche anno passano da una cooperativa all'altra'.
Redazione Pressa
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