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Tornerà presto nel suo Paese natale, dove gli sarà data degna sepoltura, Sayed Jashim Uddin, il quarantaquattrenne bengalese, residente a Carpi, rimasto vittima del tragico investimento pirata avvenuto 10 giorni fa (qui l'articolo) nel Modenese.
Studio3A-Valore spa, a cui si sono appena affidati i familiari per essere assistiti, attraverso i consulenti legali Riccardo Vizzi e Sara Donati, si è subito attivato con il Pubblico Ministero della Procura di Modena titolare del relativo procedimento penale, la dottoressa Maria Angela Sighicelli, per esperire il più rapidamente possibile tutte le procedure per il rimpatrio della salma, di cui si farà interamente carico, su espressa volontà dei suoi congiunti, che ringraziano di cuore l’autorità giudiziaria e gli inquirenti per la disponibilità e tutti gli amici e colleghi di Sayed per le attestazioni di cordoglio e di solidarietà: in Bangladesh vivono la moglie e i due figli di appena undici e sette anni della vittima, che erano in attesa dell’acquisizione del permesso di soggiorno del loro caro per raggiungerlo in Italia, più un fratello, mentre altri due fratelli si sono stabiliti in Arabia Saudita.
Ma Studio3A sta acquisendo anche tutta la documentazione relativa al sinistro, che si configura anche come infortunio sul lavoro in itinere essendo avvenuto nel percorso lavoro-casa, per rendere giustizia alla vittima e alla sua famiglia. Com’è tristemente noto, il quarantaquattrenne, che lavorava come facchino, per conto della Cooperativa Cfp, alla Opas, e che era stimato e ben voluto da tutti i colleghi, lunedì 8 novembre 2021, all’incirca alle 18, stava rincasando dal lavoro in bicicletta quando, all’altezza rotatoria di via Guastalla, a Carpi, è stato agganciato e strascinato per svariati metri da un mezzo pesante il cui conducente non si è fermato: per lui non c’è stato scampo, troppo gravi i politraumi riportati.
Gli agenti della polizia locale delle Terre d’Argine, in collaborazione con i colleghi, l’indomani hanno rintracciato il camion a Rubiera, nel Reggiano: il camionista, un quarantaduenne di nazionalità albanese, che ovviamente è indagato dalla Procura, si è giustificato sostenendo di non aver visto il ciclista e di non essersi accorto dell’urto, ma, ferma la sua responsabilità per l’investimento, la sua versione circa la fuga andrà attentamente vagliata anche alla luce del fatto che, com’è stato già accertato, Sayed indossava correttamente e regolarmente la giacca catarifrangente in dotazione a tutti i lavoratori della Opas.
Redazione Pressa
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