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Per Brt, la storica azienda italiana ex Bartolini, attiva nelle spedizioni e colosso della logistica in Italia, e per la filiale italiana di Geodis, società dello stesso settore, entrambe controllate da due diversi gruppi francesi a capitale anche statale, è stata disposta l'amministrazione giudiziaria da parte della Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese per caporalato.
Le due aziende - come riporta l'Ansa - erano già finite al centro di tranche di indagini, coordinate dal pm Paolo Storari, con sequestri per un totale di oltre 102 milioni di euro eseguiti dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese, per una presunta maxi frode fiscale realizzata attraverso la gestione, ritenuta illecita, dei cosiddetti 'serbatoi di manodopera', ossia lavoratori messi a disposizione, senza tutele, da società intermediarie e cooperative per le due grandi aziende.
Le indagini vedono al centro i settori del trasporto e del facchinaggio e anche il reato di caporalato.
Se gli addetti alle consegne si facevano male durante il lavoro si evitava 'di chiamare l'ambulanza e l'infortunato' veniva 'portato in ospedale da una persona di fiducia'. E' solo uno dei dettagli che emergono dai verbali dei lavoratori che sarebbero stati 'sfruttati' da Brt.
Le verifiche da parte della Procura solo sul fronte di Brt riguardano 'controlli di transumanza', ovvero il passaggio da una cooperativa all'altra in rapporti con l'azienda, su quasi 3mila fornitori di manodopera per una 'forza lavoro' in totale di '26.105 autisti'. Nel provvedimento dei giudici (Rispoli-Cernuto-Spagnuolo Vigorita) vengono riassunte le dichiarazioni di decine di lavoratori: non avevano diritto a 'visite mediche', né a 'corsi di formazione' e dovevano contribuire a volte per comprarsi anche il 'furgone'. Passavano da una 'cooperativa all'altra', si legge, perdendo 'ogni diritto di carattere economico', come gli scatti di anzianità. Non venivano pagati durante le 'ferie' e niente 'tredicesima'. Il versamento 'dello stipendio', hanno raccontato, veniva qualificato 'come 'trasferta Italia' in modo da evitare il pagamento dei contributi'.
In alcuni casi venivano pagati solo 'a cottimo'. Ed era, poi, una persona chiamata 'caporale dei caporali', scrivono i giudici, a scegliere i capi delle varie cooperative su 'base etnica'. Un 'sistema' almeno decennale, scrive il Tribunale, che 'ha consentito a Brt di risparmiare a tutto detrimento dei lavoratori e dell'Erario' 100milioni di euro all'anno.
Redazione Pressa
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