Mafia in Emilia Romagna, ultima relazione Dia: 'Corruzione sistemica'

In Regione sono in corso le procedure per la gestione di 631 immobili confiscati, mentre altri 144 sono già stati destinati

'Ciò ha conferito una dimensione prettamente affaristica al modus operandi mafioso, finalizzata, da un lato, al reimpiego dei flussi di denaro provenienti dalle attività criminali tipiche e, dall’altro, alla produzione di “ricchezza” tramite condotte illecite, tali da favorirne il processo di espansione. Inoltre, l’elevata vocazione imprenditoriale del contesto regionale ha stimolato operazioni di riciclaggio e di reinvestimento dei capitali illeciti in nuove e diversificate attività imprenditoriali, minando la libera concorrenza e lo sviluppo - si legge ancora con riferimento alla Emilia Romagna -. In un contesto particolarmente complesso, dove in particolare la ndrangheta è riuscita ad infiltrarsi sia negli apparati amministrativi (come dimostra il caso del comune di Brescello, sciolto per mafia nel 2016), sia nelle commesse pubbliche, ad essere colpite dai provvedimenti emessi dalle Prefetture della regione figurano società attive soprattutto nel settore edilizio, dei trasporti e dei rifiuti, riconducibili a consorterie mafiose di diversa matrice criminale'.
I numeri
'Elementi di valutazione estremamente significativi pervengono anche dalla lettura dei dati pubblicati dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, riferiti all’Emilia Romagna. Essi indicano come, allo stato attuale, nella Regione siano in corso le procedure per la gestione di 631 immobili confiscati, mentre altri 144 sono già stati destinati. Sono, altresì, in atto le procedure per la gestione di 99 aziende, mentre 19 sono state già destinate. Immobili con relative pertinenze (box, autorimesse posto auto), terreni e imprese edili, alcune strutture ricettive, attività commerciali e immobiliari, rappresentano solo alcune delle tipologie di beni sottratti alle mafie in Emilia Romagna, concentrati, seguendo un ordine quantitativo decrescente, nelle province di Parma, Bologna, Forlì-Cesena, Modena, Rimini, Ferrara, Ravenna, Piacenza e Reggio Emilia. In Emilia Romagna, la ‘ndrangheta si conferma l’organizzazione criminale più presente e strutturata, con una forte capacità di sfruttare i canali economici e finanziari. Le risultanze investigative più recenti hanno confermato questa capacità e svelato i legami con categorie professionali, all’apparenza insospettabili'.
La mafia nigeriana
'Oltre alle tradizionali mafie italiane, in Emilia-Romagna risultano attive organizzazioni di matrice straniera, capaci di gestire il traffico di stupefacenti su scala transnazionale e gruppi interetnici meno strutturati che, in aree pur limitate del territorio regionale, avrebbero assunto il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti e dello sfruttamento della prostituzione. La criminalità organizzata nigeriana è risultata, nel semestre in esame, oggetto di rinnovata attenzione mediatica, a seguito di due importanti operazioni, “Hope and destiny” e “Burning flame”, eseguite nel mese di luglio 2019, che hanno ulteriormente documentato la capillare presenza della mafia nigeriana nel territorio nazionale e in Emilia Romagna'.
Speciale Covid
Una relazione quella della Dia riferita al secondo semestre 2019, che si apre con 12 pagine dedicate al Covid. 'In primo luogo, una particolare attenzione deve essere rivolta, sul piano sociale, al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica - scrive la Direzione Investigativa antimafia - È evidente che le organizzazioni criminali hanno tutto l’interesse a fomentare episodi di intolleranza urbana, strumentalizzando la situazione di disagio economico per trasformarla in protesta sociale, specie al Sud. Parallelamente, le organizzazioni si stanno proponendo come welfare alternativo a quello statale, offrendo generi di prima necessità e sussidi di carattere economico. Si tratta di un vero e proprio investimento sul consenso sociale, che se da un lato fa crescere la “rispettabilità” del mafioso sul territorio, dall’altro genera un credito, da riscuotere, ad esempio, come “pacchetti di voti” in occasione di future elezioni'.
Giuseppe Leonelli
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