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'Il rischio per tanti anni è stato quello di dire che la mafia non esisteva. Oggi il rischio speculare è quello di dire che tutto è mafia, perchè facendo così non si riescono ad individuare gli obiettivi da colpire e a mettere in campo strumenti efficaci. Distinguere tra le forme di illegalità è quello che noi abbiamo cercato di fare con il testo unico sulla legalità approvato l'anno scorso che farà da cornice ad ulteriori azioni'. Lo afferma l'assessore regionale Massimo Mezzetti, intervenuto ieri sera a Reggio Emilia a 'Onda Rossa', la prima festa provinciale di Articolo 1 Mdp, dove l'esponente della giunta regionale ha preso parte ad un dibattito sul maxiprocesso Aemilia contro la Ndrangheta. Un tema, chiosa Mezzetti, 'di cui si parla poco anche nelle nostre feste, non parliamo poi di quelle del Pd'.
Mezzetti, mentre il procedimento in corso a Reggio Emilia ha sfondato il tetto delle 120 udienze e continua con la deposizione fiume del pentito Antonio Valerio, sottolinea anche proprio quest'aspetto: 'Mi sembra importante che ci siano dei pentiti perchè la 'Ndrangheta, a differenza di altre organizzazioni, è sempre stata piuttosto impenetrabile ai pentiti'. Il quadro che sta emergendo dal processo non cade per l'assessore come un fulmine a ciel sereno.
Ricordiamo che al processo Aemilia pochi giorni fa ha testimoniato Antonio Valerio, pentito della 'Ndrangheta, in collegamento video da una località segreta. Valerio ha ricostruito le dinamiche della 'Ndrangheta a Reggio Emilia a partire dagli anni '70. Il racconto ha toccato anche direttamente l'attuale dirigente all'urbanistica del Comune di Modena Maria Sergio (nella foto). Ecco la ricostruzione tratta dal Resto del Carlino e dalla Voce di Reggio Emilia.
Il pentito Valerio esordisce con i nomi delle famiglie mafiose a Cutro. 'Ne imperversavano diverse negli anni 70 a Cutro. Si parte 50 anni fa e da allora si ricostruisce anche il mio vissuto a Reggio'. E il primo nome che fa Valerio è quello di un Sergio 'parente della sindachessa e consorte del sindaco di Reggio Emilia', dice evidenziando il legame famigliare tra quell'uomo e Maria Sergio dirigente comunale ora a Modena. Così il Carlino di Reggio. 'Devo partire dagli anni 70 imperversavano diverse famiglie mafiose a Cutro, tra cui Feroce Sergio, nonno di Eugenio Sergio, parente della sindachessa consorte del sindaco di Reggio Emilia'. Così la Voce di Reggio.
'Gia' negli anni '90 si avevano dei segnali, ma c'era una sorta di orgoglio emiliano che rifiutava di ammetterlo. Per questo ci siamo svegliati tardi, quando le infiltrazioni sono diventate radicamento. Penso che la necessità di mettere in campo forze robuste e organizzate, come stiamo facendo come amministratori venga da lì e non solo dal processo Aemilia che è circoscritto ad un solo territorio'. Riguardo al ruolo degli enti locali, l'assessore chiarisce: 'Abbiamo fatto la nostra parte, mettendo in campo normative che rendono difficile le infiltrazioni sul piano economico, ma non c'è norma che tenga se non c'è una cultura diffusa della legalità. Anche su questo abbiamo investito e investiremo risorse importanti'. Da ultimo l'assessore afferma: 'Oggi se un amministratore dice che non sapeva delle infiltrazioni -negli anni '90 a me davano del visionario- vuol dire che non è adeguato o peggio colluso e deve andare a casa. Abbiamo iniziato con il sindaco Marcello Coffrini a Brescello e continueremo se ce ne saranno altri'.
Redazione Pressa
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