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Picchiavano e minacciavano, anche di morte, i loro compagni di scuola, di un istituto professionale di Sassuolo per ottenere soldi o preziosi. Alcune delle vittime delle estorsioni e delle violenze, almeno 6 quelle individuate dai Carabinieri di Sassuolo, erano state anche spinte a rubare ai loro genitori contante e oggetti d’oro per soddisfare le richieste pressanti e violente del gruppo. Composto da tre individui, violenti, senza scrupoli, che agivano in branco, colpendo soprattutto i soggetti più deboli ed isolati. Tre, di 16 e 17 anni, appartenenti a famiglie del territorio senza particolari problemi.
In pochi mesi, con i loro atti, erano riusciti a farsi consegnare contante e preziosi per 25 mila euro. Reati gravissimi quelli che il giudice ha contestato loro, emettendo le conseguenti misure restrittive. Estorsione aggravata e continuata, detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente (che i carabinieri hanno accertato durante gli appostamenti), e danneggiamento.
Per convincere le loro vittime, soprattutto i ragazzi più deboli, a farsi consegnare denaro e preziosi, i tre erano arrivati a danneggiare anche le auto dei loro genitori. Per convicerli della loro determinazione. Recentemente avevano preso di mira uno dei ragazzi più fragili della scuola, gli avevano preso il cellulare per consegnarglierlo solo dietro al pagamento di soldi. Ad incastrarli gli appostamenti dei Carabinieri iniziati più di un anno fa, al termine del precedente anno scolastico, quando nel corso di alcuni controlli antidroga, era emerso il profilo criminale dei tre soggetti. Mesi di appostamenti dei militari hanno portato alle prove dei loro crimini. Minacce, vessazioni ed estorsioni, oltre allo spaccio di droga. Anche alle loro vittime che poi venivano ricattate con la minaccia di diffondere video privati on-line. Prove documentali che non hanno lasciato dubbi al alla Procura di Modena e al tribunale dei minori che ha emesso i provvedimenti restrittivi nei loro confronti. Due di loro sono affidati a comunità di recupero e uno alla propria famiglia, presso il proprio domicilio, in regime restrittivo.
Redazione Pressa
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