'Una condanna che sorprende perchè in un processo indiziario ci stava il riconoscimento dell'assenza di prove' L'avvocato Marchiò commenta amaramente la condanna a 16 anni inflitta dal giudice in primo grado nell'udienza di questa mattina al tribunale di Modena nel processo a carico di Pietro Ragazzo il 51enne accusato di avere ucciso, il 12 giugno del 2018, il 67 enne Raffaele Cavaliere, casertano, suo socio in affari, il cui corpo senza vita con numerose ferite da arma da taglio, inflitte con un cutter, fu trovato all'interno della sua auto all'angolo tra via Mavora e via Emilia, a Gaggio di Castelfranco.Le indagini, condotte anche attraverso la ricostruzione dei movimenti dell'uomo ricavabili dalle celle telefoniche, portarono a stringere il cerchio su Pietro Ragazzo, allora 50enne. La presenza del cellulare venne registrata nella zona in cui il corpo fu trovato.
Elemento che sarebbe stato confermato da una chiamata fatta ad un conoscente al quale Ragazzo chiese di andarlo a prendere in macchina. Sembra che tra lui e Cavaliere ci fossero stati dei litigi per questioni di soldi dell'azienda. Ragazzo si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di essere vittima di una trappola. Il corpo dell'uomo potrebbe infatti essere stato trasportato in quell'auto e in quel luogo già cadavere, e sull'auto non ci sarebbe nessuna prova della presenza di Ragazzo. Questa mattina per lui, tradotto dal carcere di S.Anna, doccia fredda in tribunale, con una sentenza di condanna a 16 anni, 17 quelli che il PM aveva chiesto per lui. 'Attendiamo di conoscere le motivazioni della sentenza, tra 90 giorni, ma di fronte a questa evidenza - ha affermato il legale della difesa - ricorreremo in appello'
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