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Il 24 agosto aveva violentato aggredendola alle spalle e a volto coperto, una giovane donna di Zocca, sua conoscente, riuscendo poi a fuggire.
Il 30 agosto, dopo averla adescata in strada, ha ucciso soffocandola, una donna prostituta romena di 31 anni, ha trasportato il cadavere in una zona isolata nelle campagne di san Donnino dove lo ha bruciato, edove è stato rinvenuto dieci giorni dopo.
Tre giorni dopo l'omicidio, il 2 settembre, l'uomo tenta di rapire, a Savignano sul Panaro, luogo dove risiede, una diciottenne del luogo che però riesce a divincolari e a fuggire dalle sue grinfie, avendo salva la vita. E' questo ultimo grave fatto che permette agli inquirenti, attraverso le immagini delle telecamere di una casa privata di individuare ed arrestare l'autore che viene portato in carcere il 6 settembre.
Quattro giorni dopo nella campagne di San Donnino viene ritrovato il corpo di una donna carbonizzata, mutilato di piedi e mani, diviso in due parti e ridotto in cenere. I Ris risalgono all'identità della donna attraverso le analisi di un chiodo endometriale, un elemento che viene utilizzato nel corso delle operazioni alle ossa. In Italia nel recente periodo ne sono stati utilizzati due. Emerge che quello in questione è stato impiantato su una donna di 31 anni di origine rumena, operata in veneto nel 2013. Il corpo carbonizzato è il suo ma su come sia finito lì e se e come la donna sia stata uccisa è ancora mistero.
La svolta, in questo caso, arriva da un frammenti bruciato di un libro di scuola trovato in parte sepolto nel terreno bruciato sotto ciò che rimaneva del corpo carbonizzato della donna e in parte in un rovo poco distante dal corpo della vittima.
Un frammento di copertina riporta il nome di una donna che risulterà essere la figliastra di colui che si rivelerà l'autore.
Gli inquirenti risalgono all'identità dell'uomo, che combacia con quella di un 34enne, residente a Savignano insieme alla compagna e alla figlia di lei, che però si trova già in carcere dal 6 settembre con l'accusa di tentato sequestro di persona di una donna di 18 anni residente a Savignano sul Panaro, avvenuto il 2 settembre. Le immagini di una telecamera di video-sorveglianza e divulgate nel corso della conferenza stampa di questa mattina, organizzata presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Modena alla presenza del Procuratore Capo della Repubblica Lucia Musti, mostrano l'uomo che dopo essere sceso dalla macchina avvicina a volto scoperto e bracca la donna che riesce a divincolarsi e a fuggire. Una fuga che le salverà probabilmente la vita.
Gli elementi che portano a risconoscere il 34enne, già in carcere, come l'autore dei gravi fatti, si arricchiscono anche di altri accertamenti. L'auto, una Y10 bianca di proprietà della figliastra e che l'uomo utilizza sia per il tentato sequestro di persona sia sul luogo del delitto, ha installato un dispositivo GPS collegato all'assicurazione RC Auto che consente agli inquirenti di mappare gli spostamenti eseguiti dall'uomo che combaceranno con i luoghi dei reati. Tra questi emerge anche un'abitazione di Zocca in cui l'uomo, il 24 agosto, a volto coperto, aveva aggredito alle spalle all'interno del garage, immobilizzato e violentato una giovane donna del luogo, sua conoscente. Presenza e spostamenti tracciati anche attraverso le celle telefoniche. Una di queste consente anche di verificare che la notte dell'omicidio l'uomo aveva contattato direttamente la vittima.
Dalle indagini emerge il profilo di un maniaco sessuale, protagonista di una serie di reati che se non fosse stato per il tentato sequesto di persona che ha portato all'arresto, probabilmente si sarebbero susseguiti. L'uomo, interrogato in carcere, avrebbe confessato la violenza sessuale commessa a Zocca, ma non l'omicidio. Dalle indagini era emerso che faceva regolarmente uso di sostanze stupefacenti
Gi.Ga.