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Ogni incremento di 10 microgrammi di PM10 per metro cubo presenti nell’aria aumenta il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. Una percentuale che sale al 51% per una particolare tipologia di tumore, l’adenocarcinoma. Lo rilevava uno studio preso come riferimento anche dagli organismi pubblici accreditati come Arpa, sulla rivista Lancet Oncology. Uno studio che coinvolse 17 aree in tutta europa, compresa quella padana.
Attenzione, si tratta di valori medi annuali, quindi che comprendono sia le giornate di sforamento nella concentrazione di PM10 (quelle che per intenderci stiamo attraversando con valori anche di 31 microgrammi superiori alla media giornaliera consentita fissata a 50), sia quelle in cui i valori registrano una concentrazione di molto inferiore. Mettendo insieme tutti i dati, nel 2016 la media annua di PM10 e PM2.
5, nelle centraline della rete modenese controllata da Arpa, risultò inferiore ai limiti di legge in tutte le stazioni che misurano i due inquinanti. E non è detto che a fine 2017, nonostante il giustificato l'allarme generato da condizioni meteo e di inquinamento che obbligano a misure emergenziali per la riduzione delle emissioni, la situazione sia peggiore del 2016. Certo la sequenza negativa di questi giorni non induce ad attendersi il meglio
Anche perché la media fissata dall'Unione Europea a 50 microgrammi per metro cubo per i limiti giornalieri, si abbassa a 40 nella media annuale.
Tornando agli effetti, i risultati dello studio mostrano che l’esposizione al particolato atmosferico aumenta il rischio di tumore al polmone, in particolare adenocarcinoma, con un sospetto di effetti avversi anche per esposizioni inferiori ai valori limite fissati dalla Unione europea.
La relazione tra inquinamento e tumore al polmone è indagata da tempo e il particolato è risultato associato a patologie respiratorie croniche in diversi studi.
La situazione relativa agli effetti delle PM 10 in Italia, afferma lo studio, è peggiore in termini di morti premature in termini di morti attribuite all'esposizione di PM10 e al biossido di azoto.
Le cifre ufficiali, fornite dall’Agenzia europea per l’Ambiente, vedono l’Italia al primo posto assoluto nell’Ue con 84.000 decessi prematuri all’anno”. Si tratta - dice l'Agenzia - di “livelli di esposizione incompatibili con il diritto alla protezione della salute dei cittadini, che è il primo obiettivo delle norme Ue sulla qualità dell’aria”.
Redazione Pressa
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