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Dopo aver espiato la pena della reclusione decennale inflittagli per reati associativi mafiosi, a fine settembre dell'anno scorso era stato sottoposto alla libertà vigilata per la durata di un anno con autorizzazione di trascorrere il fine settimana con il figlio minore presso l'attività della ex compagna. Qui l'uomo, un quarantaquattrenne calabrese che vive a Verona, si sarebbe reso responsabile di una serie di gravi condotte persecutorie per le quali, al termine delle indagini, i Carabinieri della Stazione di Guastalla, a cui la vittima si è rivolta, l'hanno denunciato alla Procura reggiana per il reato di atti persecutori.
La Procura di Reggio Emilia, titolare dell'inchiesta, ha chiesto e ottenuto l'applicazione nei confronti del presunto stalker della misura cautelare degli arresti domiciliari e l'applicazione del braccialetto elettronico. Provvedimento di natura cautelare che è stato eseguito a Verona dai carabinieri.
Lei poco più di 30 anni, lui quarantaquattrenne della provincia di Crotone: sono loro i protagonisti di questa vicenda. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri l'uomo avrebbe tenuto reiterate condotte moleste e minacciose cagionando alla donna una perdurante stato d'ansia e paura tanto da indurla a cambiare abitudini di vita.
In particolare, nonostante la donna non volesse riallacciare la relazione, lui la minacciava con espressioni del tipo 'tu sei mia, devi morire con me', 'non permetterò a nessun uomo di stare vicino a te', 'non ho niente da perdere', 'qualunque uomo ti avvicina lo ridurrò a muoversi in carrozzina', 'se non torni con me ti brucio con l'acido', offendendola anche davanti a terze persone, prendendola a sputi, pedinandola tanto da costringerla a cambiare le abitudini di vita. Inoltre, anche in carcere, le aveva inviato numerose lettere e la chiamava al telefono con toni minacciosi e possessivi.
Redazione Pressa
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