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I carabinieri di Reggio Emilia continuano le ricerche nelle campagne di Novellara, nella zona dove gli inquirenti sono convinti che sia nascosto il cadavere di Saman Abbas, la 18enne pachistana che i parenti avrebbero ucciso per aver rifiutato il matrimonio combinato con un cugino. In particolare oggi saranno eseguiti altri carotaggi nel terreno per agevolare il lavoro delle unità cinofile, che torneranno in campo nella giornata di domani. Gli investigatori inizieranno a utilizzare per le ricerche anche il magnetometro, uno strumento in grado di rilevare discontinuità nel terreno. Non è escluso un sopralluogo da parte del procuratore reggente Isabella Chiesi e del sostituto Laura Galli. Nel frattempo i carabinieri del nucleo investigativo e il servizio centrale di polizia del Ministero dell’Interno hanno intensificato i contatti con la polizia francese per farsi consegnare il cugino Ikram Ijaz, arrestato oltre confine mentre era diretto a Barcellona.
Proseguono le ricerche degli altri indagati in collaborazione con la polizia di Francia, Spagna, Svizzera, Belgio e Regno Unito.
Il fratello
“Andate in casa. Ora ci penso io“. Sono le parole che la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio scorso Hasnain Danish, zio di Saman Abbas attualmente ricercato dai carabinieri e dalla Procura di Reggio Emilia, avrebbe detto ai genitori della giovane pachistana, scomparsa da Novellara in quelle ore dopo essersi opposta al matrimonio con un cugino organizzato per lei dalla famiglia. A riferirlo agli investigatori è stato il fratello minorenne della 18enne, come si legge nell’ordinanza “di applicazione di misura coercitiva” firmata dal Gip del tribunale di Reggio Luca Ramponi nei confronti, oltre che dello zio, dei genitori e di due cugini della ragazza. Il minore ha aggiunto che quella sera il parente avrebbe “pianto molto” e lo avrebbe poi minacciato “di non dire nulla ai Carabinieri, con conseguenza la mia uccisione”.
Il giudice considera la testimonianza del ragazzo una “piena prova indiziaria” della responsabilità dello zio nell’omicidio. Il fratello di Saman, si legge nel verbale dell’interrogatorio del 15 maggio scorso, ha aggiunto: “Secondo me l’ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano”. E alla domanda se sapesse dove lo zio aveva occultato il corpo della ragazza ha risposto: “Io gliel’ho chiesto in quanto volevo abbracciarla un’ultima volta. Lui mi ha risposto di non potermelo dire”. Al rientro dello zio, ha concluso il minore “mio padre si è sentito male e ha iniziato a piangere, stava quasi per svenire per mia sorella”.
In un altro passaggio dell’ordinanza si legge che la stessa Saman temeva per la sua incolumità, avendo ascoltato la madre parlare al telefono con una persona su come obbligare una donna a sottostare alle regole di vita pachistane, “ovvero ucciderla”. Come ha confidato in un messaggio al fidanzato, era convinta che si parlasse di lei e ne aveva chiesto conto alla madre, che però aveva negato replicando che la conversazione era riferita ad una ragazza pachistana. Nel messaggio al fidanzato inviato poco prima di sparire, Saman aveva detto: “Vediamo cosa c’è scritto nel destino e cosa no. Però ascoltando che gli altri possono fare anche così, non sono fiduciosa”.
Redazione Pressa
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