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Strage in carcere: la Procura chiede l'archiviazione dell'inchiesta

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Per i PM le cause del decesso di 8 dei 9 detenuti morti all'interno del carcere o trasferiti, sono legate ad una overdose di metadone e farmaci sottratti dalla farmacia interna


Strage in carcere: la Procura chiede l'archiviazione dell'inchiesta
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'A seguito degli accertamenti medico legali e chimico tossicologici l’individuazione delle cause del decesso conduce per tutti a complicazioni respiratorie causate dall’assunzione massiccia di metadone, in qualche caso accelerato e aggravato dall’assunzione di altri farmaci o da specifiche condizioni personali. Viene esclusa per tutti l’incidenza concausale di altri fattori di carattere violento'.

Queste le principali evidenze emerse dagli accertamenti avviati dai magistrati che indagano su cause, dinamiche ed eventuale responsabilità della morte di 9 detenuti nel corso della rivolta del marzo scorso all'interno del carcere di S.Anna e che tenne sotto scacco il carcere per più di un giorno. Evidenze alla base della richiesta di archiviazione da parte dei magistrati che in tutti i casi hanno escluso violenze di altri detenuti o di personale di Polizia come causa o concausa dei decessi.

Le indagini hanno portato i magistrati De Santis e Graziano ad appurare una 'disponibilità incontrollata di metadone e di altri farmaci da parte di molti detenuti, derivata dal saccheggio dell’infermeria dell’istituto penitenziario condotta in prima persona anche da alcuni dei detenuti poi deceduti, il cui ruolo è stato ricostruito attraverso testimonianze ed altre indagini. Il metadone, in particolare risultava correttamente custodito in apposito luogo al quale i partecipanti sono riusciti comunque ad avere accesso. Farmaci sottratti sono stati poi ritrovati anche nelle sezioni detentive e, in taluni casi, nelle celle o tra gli effetti personali di alcuni deceduti. Per alcuni di essi è stata ricostruita l’assunzione di sostanze dopo il rientro in sezione'

La rivolta nel carcere, scattata nel primo pomeriggio di domenica 8 marzo di un anno fa, comportò l'irruzione dei nuclei speciali della Polizia e dei Vigili del Fuoco anche a seguito di un incendio appiccato all'interno.

All'emergenza relativa alla sicurezza se ne aggiunse una di carattere sanitario che fece scattare il protocollo delle Maxi-emergenze 118, anche in relazione all'emergente emergenza Covid, e che ha visto coinvolto il personale della medicina penitenziaria, del 118, della Croce Rossa e della Protezione civile. Sul posto vennero stati allestiti due Posti Medici Avanzati. All'interno il carcere era stato reso inagibile dal fumo e dalle devastazioni provocate dai detenuti in rivolta

Dopo l’apprestamento delle cure sanitarie, iniziaroni i trasferimenti di alcuni detenuti verso istituti penitenziari raggiungibili in poche ore.
Ciascuna posizione venne ricostruita nel dettaglio nel provvedimento istruito dalla procura. Nel quale è stato appurato che le conseguenze dell’assunzione di metadone e di altri farmaci si presentasse come imprevedibile, perché dipendente dalle risposte soggettive o da altri fattori variabili, quali le quantità assunte, l’interazione con altri farmaci. Elementi che costituiscono una causa indipendente dal trasferimento dei detenuti o meno presso altro carcere. Da qui l'esclusione di responsabilità terze rispetto agli otto decessi.

Resta aperta l'indagine su Salvatore Piscitelli, il detenuto 40enne deceduto dopo il trasferimento nel carcere di Ascoli Piceno.

Redazione Pressa
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