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Siamo talmente abitudinari che alla fine perfino le strade del nostro paese diventano trasparenti. Si finisce per stupirsi poco di quello che c'è, dei cantieri che avvolgono mezzo centro come un foulard su una gola che brucia. Succede che gli anni passano e l'occhio non fa nemmeno più caso ai tubi che tappezzano la Torre dei Modenesi, anzi quasi viene da pensare che la Torre sia proprio quella lì: un postmoderno agglomerato di metallo e legno, un'impalcatura con un tunnel per uscire dal centro.
Ecco, poi succede che un giorno la Torre te la spacchettano sotto gli occhi e allora scopri essenzialmente tre cose.
La prima è che la Torre c'è ancora: la ritrovi pulita eppure polverosa, ne senti nel naso il profumo dei secoli, ti pare di vedere i mattoni felici di guardare di nuovo lontano.
Allo stesso tempo, quella Torre lì (sì, proprio quella che ha visto passare centinaia di anni e di persone) ti sembra fragile e - ma no, ma dai, ma che vado a dire - ti scappa di pensare che potrebbe avere freddo così scoperta, senza il suo bel telo che la difendeva dal vento. E ti ritrovi protettivo come un genitore qualsiasi.
La seconda cosa che scopri è che c'è un mare di spazio in fondo a via Roma: il cantiere se lo era mangiato tutto, chè gli operai hanno bisogno di muoversi. Ma adesso no, adesso c'è un pavimento che si potrebbe giocare a pallone, con la porta in piazzetta del Pozzo; e ti scopri a ridere di te stesso quando vuoi andare dal macellaio e fai ancora il giro in tondo come se ci fosse il tunnel.
Ma adesso puoi passare davanti al negozio di scarpe e tagliare, che fai prima.
La terza cosa che scopri, con la Torre dell'orologio senza il ponteggio, è che quella Torre è bella da impazzire. Che il tuo paese è bello da impazzire. Che vorresti andare a mani nude a scoprire anche l'abbazia, che andresti in piazza Liberazione a dare una mano a sistemare le pietre in cantiere per fare prima. Ti riscopri così innamorato del posto in cui vivi, ti riempi gli occhi di una Torre vecchia eppure nuova e le scatti foto come se fossi un turista. Torni a casa e in famiglia si parla di un torricino e di un orologio. E niente, ti trovi a pensare che il bello della vita può essere anche solo un bambino che corre dove prima i piccioni facevano la cacca.
Sara Zuccoli