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Finale Emilia saluta la solenne riapertura al culto del Duomo di Finale Emilia (chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo), un luogo - simbolo del terremoto che colpì l'Emilia - Romagna il 20 e 29 maggio 2012. La chiesa fu fortemente danneggiata già dalle prime scosse della notte del 20 maggio: all'alba di quella domenica, l'immagine delle pietre della facciata, crollate sul sagrato e sulla via antistante, fece subito il giro del mondo.
Avviati il 25 marzo 2019, i lavori di ripristino con miglioramento sismico del Duomo si concludono proprio in questi giorni, alla vigilia della riapertura in programma domenica 26 maggio. L'importo complessivo delle opere, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, è pari a 6 milioni e 30mila euro. Soggetto attuatore dei lavori è l'Arcidiocesi di Modena e Nonantola, tramite il suo Ufficio Ricostruzione.
Gli eventi sismici del 2012 hanno colpito la struttura architettonica del Duomo, l'apparato pittorico decorativo e le opere artistiche interne, quali gli altari e la cantoria lignea. Fra i danni più evidenti, il crollo della porzione sommitale della facciata e della retrostante volta in legno e gesso della navata centrale, il crollo delle volte in muratura delle navate laterali, e un esteso stato fessurativo sulla volta dell'abside e lungo tutto il fusto del campanile.
Fra gli interventi eseguiti, la realizzazione di un'intelaiatura metallica nella cella campanaria e la reticolazione in fibre lungo tutto il fusto che, insieme alla nuova scala in legno e all'inserimento dei nuovi impalcati, riduce la possibilità di espulsione per schiacciamento a compressione del campanile stesso. All'interno dell'abside è stato studiato un intervento che prevede elementi di rinforzo in fibra di vetro sopra le nervature estradossali e un cordolo in acciaio perimetrale.
Il progetto di restauro del Duomo si è costantemente confrontato con il tema della “ricostruzione” che in alcuni casi è stata possibile grazie a rilievi geometrici o fotografici antecedenti al sisma, mentre in altri casi si è tradotta in una ricerca volta a trovare il giusto equilibrio con gli elementi superstiti. Nella ricostruzione della facciata si è voluto lasciare (sia pure mitigata) una traccia dell'evento traumatico: si è creato quindi un dialogo fra la muratura esistente e quella nuova che appaiono armonizzate, senza annullarne la differenziazione a distanza ravvicinata. In questo modo, il Duomo conserva sulla facciata un 'segno' di storia e di memoria, che non è soltanto fisico ma anche e soprattutto simbolico.
All'interno del Duomo sono custodite opere d'arte di enorme pregio, fra cui il Battesimo di Cristo di Sebastiano Filippi detto il Bastianino, databile intorno al 1580, l'Adorazione dei Magi di Giuseppe Maria Crespi (circa 1730), lo Sposalizio di Maria, olio su tela seicentesco di Sigismondo Caula, il Crocifisso ligneo (alto un metro 86 centimetri) di esecuzione quattrocentesca che, secondo la tradizione, sarebbe giunto a Finale trascinato dalle acque in piena del fiume Panaro. Sull'altare maggiore, la tela con i Santi Filippo e Giacomo (a cui sono intitolate la parrocchia e la chiesa), opera del modenese Giovanni Mussati, risalente al 1772, è stata restaurata anche la venerata immagine della Beata Vergine delle Grazie: la statua della Madonna, in legno a tutto tondo, risale al 1603 e assunse la denominazione nel 1631, dopo l'epidemia di peste che in parte risparmiò il paese. Il ciclo di affreschi della navata centrale è stato realizzato dall'artista finalese Giuseppe Busuoli nel 1942 - 43. Fra i soggetti, l'adorazione dell'Eucarestia, la preghiera di Gesù nell'orto degli ulivi, la crocifissione.
È stato completamente e accuratamente restaurato anche il pregiato organo che fu costruito nel 1911 dalla Casa organaria Mascioni di Azzio (Varese) che ha curato anche il suo recupero con l'ausilio dei disegni costruttivi originali. L'organo, integralmente a trasmissione pneumatico tubolare, è collocato in cantoria sopra l'ingresso principale e racchiuso in una cassa lignea. La consolle è rivolta verso la navata e comprende due tastiere di 58 tasti, placcate in osso ed ebano, e una pedaliera di 27 pedali paralleli. La riapertura del Duomo è anche l'occasione per inaugurare ufficialmente il nuovo concerto di nove campane. Alle quattro campane che furono installate dopo la Seconda guerra mondiale (le precedenti campane erano state requisite per utilizzare il bronzo per la produzione di armi) se ne sono aggiunte cinque, realizzate presso la fonderia Capanni di Castelnovo ne' Monti (Reggio Emilia), e offerte da fedeli finalesi. Ora nella cella campanaria del Duomo, la campana più piccola (in Fa) ha diametro di 53 centimetri e pesa 84 chilogrammi, quella più grande (pure in Fa) ha diametro di 105 centimetri e pesa 6 quintali e mezzo.