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'L’esondazione sfiorata la scorsa settimana getta nuovamente nello sconforto i bastigliesi e non solo, ripercorrendo inevitabilmente le giornate del 2014. Dopo il passaggio in Commissione Urbanistica e in Consiglio Comunale sul PSC, viene ancora una volta messo nero su bianco a seguito di mie domande incalzanti, la responsabilità sul crollo dell’argine del Secchia che causò l’alluvione del 2014'. Così in una nota il consigliere di opposizione a Bastiglia Antonio Spica.
'Solo oggi sul nuovo PSC – Piano Strutturale Comunale – arrivano norme e prescrizioni sulle nuove costruzioni in ritardo di almeno trenta anni: fra queste il rialzo dal piano di campagna in alcune zone dei piani terra di 50-100 cm, e il divieto di realizzare i seminterrati; norme che seppur condivisibili non ho votato a favore per pura questione di principio - afferma Spica -.
Non si comprende infatti perché, pur consapevoli gli amministratori di essere in un territorio fortemente a rischio idrogeologico trovandoci stretti nella morsa fra Secchia e Panaro, solo oggi si arriva a tale decisione, con l’aggravante poi, di fornire incentivi alle imprese finalizzati alla riduzione dell’esposizione al rischio attraverso anche il trasferimento di sedi già esistenti: insomma anziché spingere sulla messa in sicurezza del nodo idraulico si preferisce la desertificazione del territorio e la costante ansia per i cittadini ? Ma alla domanda “perché vennero autorizzati in passato i seminterrati seppur consapevoli del rischio”, non viene data ovviamente alcuna risposta come loro solito modus operandi. Per stessa ammissione del Sindaco è sconfortante sentire che questo territorio non sarà mai sicuro al 100%: come possiamo dunque stare sereni se così arrendevoli e senza spina dorsale sono i nostri amministratori ? La stessa ingegnera che ha curato e relazionato sul PSC concorda – a seguito di mia domanda – sul fatto che le opere di manutenzione ordinaria erano già carenti se non addirittura assenti da anni antecedenti il 2014'.
'Ecco perché come ho sempre sostenuto, le nutrie cui troppo in fretta hanno puntato il dito per salvare AIPO non hanno colpe, a maggior ragione se già prima del 2014 circa 29mila nutrie – in fascia protetta – erano state abbattute e l’alluvione non fu evitata; ricordando poi che paradossalmente l’argine crollò in un rettilineo e non in una curva come potrebbe essere più plausibile anche se ugualmente inaccettabile. Appare poi strano che lo stesso personaggio del pd emiliano che nel 2012 sostenne che il terremoto fu colpa “dell’inesistente” stoccaggio di Rivara, sia lo stesso che nel 2014 addossò il fardello sulle nutrie che furono mise al bando e tutt’ora gli si da la caccia: chi e perché si cerca di salvare e che meriterebbe veramente di essere cacciato? Anche la siccità dell’estate appena trascorsa avrebbe dovuto essere una manna per favorire la pulizia dell’alveo dei fiumi più volte invocata, che ridurrebbe non solo la spinta sugli argini ma aumenterebbe la portata e un più rapido deflusso delle onde di piena, ma più volte invocata resta ancora un miraggio. In questi giorni ho provveduto a depositare un accesso atti per avere le schede di monitoraggio sugli argini e capire non solo quali carenze sono state riscontrate, ma anche recepire tutte le comunicazioni intercorse con gli enti preposti alla messa in sicurezza, vedremo se anche questo accesso atti “verrà secretato”. Chi è causa dei problemi del territorio non può esserne certo la soluzione, ma avremo modo di riparlarne al prossimo disastro annunciato'.
Redazione Pressa
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