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Il consiglio comunale di Carpi è già stato convocato, come prescrive la legge. Ma la giunta di Riccardo Righi è ancora in altissimo mare. Tanto che il settimanale carpigiano di riferimento di Righi, viste le difficoltà, mette avanti le mani e annunzia che l’architetto modenese “svelerà la giunta il 27 giugno” in occasione del primo consiglio. E non, come di consueto, qualche giorno prima, con il rito della firma degli assessori.
Non è di certo una bella immagine per Righi, che dopo aver stravinto primarie e elezioni pare già in difficoltà con le prime vere incombenze da numero uno.
In attesa di capire i nomi dei prescelti, da quello che traspare dai social è facile capire chi saranno gli esclusi. Nonostante il piantonamento in pianta stabile di Righi del sindaco uscente Alberto Bellelli e di Simone Tosi, suo portavoce, nessuno dei loro uomini e donne di fiducia sarà in giunta.
Con ogni probabilità non ci sarà infatti Elena Cogato, novese in quota Aimag. Come non ci saranno i fossolesi Marco Reggiani, storico segretario del PD, né Giovanni Maestri, recordman di preferenze con i suoi 330 voti personali. Che avrà come soddisfazione la possibilità di presiedere la seduta per i 15 minuti iniziali, fino all’elezione del Presidente del Consiglio Comunale. Che non sarà neanche, come diversi pensavano, il sempiterno Mauro D’Orazi – forse la persona più adatta al compito, essendo stato per oltre 40 anni responsabile del settore atti consiliari e verbalizzatore del Consiglio. Ma sarà molto probabilmente Andrea Artioli, dei verdi, per permettere a Tamara Calzolari di occupare un posto in Giunta.
Il punto è che Righi, per marcare davvero la differenza con il passato, sta cercando di imporsi per avere una giunta di tecnici e di esperti, più che di politici.
E mentre le liste a supporto hanno compreso il messaggio, il PD pare insistere con la via dei politici di professione. Per questo salgono notevolmente le azioni di Andrea Rostovi, vero esperto di cultura e reduce dall’ampissimo successo del Festival Concentrico – finanziato con 70'000 euro fra Comune e Regione, oltre al contributo della Fondazione e delle aziende private, e che quest’anno ha raggiunto le 13'000 presenze complessive. Come quelle di Alessandro di Loreto, architetto, direttore di Amo e molto vicino a Righi, perfettamente adatto al ruolo di assessore all’urbanistica. Mentre è veramente difficile decifrare chi oggi, nell’ambito del PD, potrà davvero entrare nelle grazie di Righi. Tolta Stefania Gasparini, oggettivamente meritevole ma già al secondo mandato, fra i big uscenti conserva qualche chance Mariella Lugli, come assessore al Bilancio. Come le conserva l’ottimo Davide Dalle Ave, che potrebbe essere utile anche in ruoli diversi rispetto alla cultura. Mentre fra i nuovi ha qualche chance Elena Brina, che al limite potrebbe ambire al ruolo di portavoce personale di Righi o incarichi analoghi in Comune. Difficile invece intravedere un ruolo per l’avvocato Cristina Luppi, che per l’ennesima volta è giunta prima dei non eletti mostrando sì di avere competenze, ma di non avere voti, nonostante l’apporto della polisportiva Dorando Pietri.
Dopo le certezze dei giorni scorsi vacilla invece la posizione di Giovanni Taurasi. Righi avrebbe infatti voluto fortemente il rivale delle primarie come vicesindaco. Ma dopo gli annunci dei giorno scorsi, c’è stata l’insurrezione del PD, che ha preteso che la posizione dell’ex collega, oggi uscito dal partitone e vicino alla Pigoni, non venisse nemmeno presa in considerazione. Al momento la questione è sul tavolo regionale, anche in relazione alle elezioni di ottobre, ma è davvero difficile che ci possano esserci novità positive per Taurasi.
Resta infine da vedere se le forti pressioni di Manuela Ghizzoni e del suo gruppo per il rientro in giunta di Daniela Depietri, dopo 5 anni di quarantena e dopo il diniego di Bellelli a un secondo mandato nel 2019, sortiranno qualche effetto. Di certo la Depietri, dopo le inutili polemiche autunnali di Bellelli attraverso Simone Tosi sulle primarie, il successo elettorale e il doppiaggio di fatto sull’Arletti, avrebbe la possibilità di capitalizzare il successo riscuotendo con gli interessi. Ma crediamo che preferirà lasciare il posto, per evitare ulteriori discussioni interne, con la classe e il senso di responsabilità che da sempre la contraddistinguono.
Magath