notiziarioLa Provincia
Carpi in declino, lo ammettono anche i candidati alle Primarie Pd
La Pressa
Entrambi, negli incontri elettorali sinora organizzati, hanno dovuto avventurarsi in equilibrismi dialettici per non pronunciare parole tabù in casa Pd

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Nonostante che il sindaco uscente Alberto Bellelli insista nel ripetere che Carpi è una città tranquilla, sicura, pulita, organizzata nella quale si vive bene, la realtà è ben altra.
E lo dicono i sindacati, le associazioni dei commercianti e degli artigiani, i cittadini con le loro lettere preoccupate ai giornali i quali pubblicano cronache quotidiane di atti di violenza, furti, rapine, aggressioni, vandalismi, scene da far west (come il recente accoltellamento sul sagrato del Duomo da parte di alcuni migranti africani), con parchi e strade degradate, verde sempre più carente sacrificato ad una fiorente espansione di grigi ed anonimi supermercati che hanno portato alla distruzione di migliaia di ettari di verde e al taglio di centinaia di alberi ad alto fusto, ma anche ad una brusca rottura dei tradizionali rapporti umani e sociali tra gestori e clienti, tipici di una località di medie dimensioni, peggiorato la qualità urbana, ma anche innescato una spietata concorrenza ai tradizionali storici negozi di qualità del centro cittadino, con un centro sempre più abbandonato e mal frequentato, specie di sera, coi principali storici caffè della piazza chiusi, come quello del Teatro, il Roma, il Martini, il Duomo e dunque con meno passeggio e meno frequentazione e un senso di abbandono e di solitudine.Senza scordare i gravi atti malavitosi contro passanti e donne sole che hanno allarmato la cittadinanza che non si sente più sicura ad uscire di sera, come hanno ricordato anche i partiti di minoranza in consiglio comunale (tra il malcelato fastidio e la sufficienza degli assessori del Pd) e che ha portato alla nascita spontanea di Comitati di cittadini, come quello di piazzetta Garibaldi, sorti a tutela dei residenti e per incalzare gli amministratori comunali ad avere maggiore attenzione per i problemi di convivenza.
Insieme a tutto questo c'è una progressiva recessione economica che allarma sindacati, imprenditori e dipendenti vista la mancanza di progetti concreti e di idee per il rilancio della economia locale ferma al palo. Con la spiacevole sensazione di un territorio che non ha più l'appeal di un tempo, che ha perso di importanza politica e istituzionale e il ruolo che dovrebbe avere come secondo Comune più popoloso della Provincia dopo Modena, una città che da tempo non è più la capitale italiana della maglieria (che ha addirittura trasferito nei padiglioni della Fiera di Modena l'unico salone della maglieria che le restava nel quale i produttori carpigiani presentavano annualmente i nuovi campionari alla clientela), che non ha più la sede della Pretura né quella del Difensore civico, che non ha un palazzetto dello sport (come ha lamentato il presidente della Consulta dello sport Diacci), che ha una ferrovia che periodicamente lascia a piedi studenti e lavoratori pendolari, che è carente in certi servizi di pubblica utilità, che ha un Ostello per la gioventù tanto sbandierato a suo tempo dalla giunta che è stato sinora adibito a tutto fuorchè allo scopo per il quale era stato costruito, che lamenta una carenza cronica di posti auto al servizio del commercio in centro, nonostante abbia un'area incolta, degradata e inutilizzata in viale De Amicis, uno stabile destinato al commercio ancora chiuso in piazzale Ramazzini ma, soprattutto, che ha perso il proprio vescovo, titolare della storica sede vescovile, con la Chiesa di Carpi che, dopo l’uscita di monsignor Cavina, è amministrata ora dal vescovo di Modena. Chiesa che lamenta pure la permanente chiusura, a dodici anni dal terremoto, di due suoi insigni secolari monumenti religiosi come San Francesco e San Nicolò, ancora transennati e impacchettati, chiusi al culto e alla visita dei turisti.
E al riguardo Brunetto Salvarani, teologo e scrittore, ha detto malinconicamente che “Viviamo tempi incerti e noto una Carpi ’seduta’, ripiegata sul suo passato piuttosto che proiettata verso il futuro”.
E tutto questo al cospetto di una giunta comunale distratta che parla d'altro, che non dà risposte concrete, ad esempio, all'appello della Caritas che non ce la fa più a rispondere alle crescenti richieste di viveri e aiuti economici da parte dei poveri (italiani e immigrati) che non ottengono sufficiente ascolto e aiuto da parte dei Servizi sociali del Comune. Una giunta che si rifugia in annunci di futuristiche realizzazioni: dal nuovo ospedale, puntualmente promesso da almeno trent’anni ad ogni campagna elettorale e che, se questa sarà la volta buona, i carpigiani lo potranno vedere ultimato non prima di otto-dieci anni, come hanno detto gli esperti; al sottopasso ferroviario di viale Manzoni, anche questo promesso da quarant’anni a questa parte o alla trasformazione dell’ex campo di concentramento di Fossoli in un vero Museo a cielo aperto come si vedono all’estero. Opera per la quale l’allora sindaco Bergianti indisse addirittura trent’anni fa un apposito concorso internazionale i cui progetti dei concorrenti dovrebbero essere ancora giacenti in un qualche scantinato del Municipio. Intanto però il pronto soccorso è sempre nell’occhio del ciclone, continuano le file per le visite specialistiche al Ramazzini e mancano decine di medici di base in città e in molte frazioni.
Una giunta comunale che dovrebbe poi in tutta umiltà prendere atto del fallimento dei progetti di integrazione degli stranieri, sull’altare della retorica sul multiculturalismo, visto l’incremento della presenza di stranieri negli episodi di malavita che avvengono quotidianamente in città e prendere coscienza di un peggioramento generale della economia carpigiana non solo a causa del Covid o della guerra in Ucraina o in Medio Oriente, ma alla crisi del settore dell'abbigliamento che è sempre stato la vera spina dorsale della economia carpigiana, crisi che sinora nessuno ha saputo affrontare in concreto con proposte o progetti fattibili come hanno saputo fare in altri distretti italiani del settore. Salvo, forse, l’encomiabile tentativo dell’ex sindaco Cigarini di rivolgersi alla canapa come proposta per sostituire i tessuti tradizionali.
Il Comune di Carpi si è vantato ultimamente di due iniziative importanti e utili alla città: la realizzazione del Parco di Santacroce e la creazione di una sezione staccata dell'Università di Modena. Ma, guarda caso, entrambi questi interventi sono di iniziativa di altri e non del Comune, della Fondazione Cassa nel primo caso e dell'Università di Modena nel secondo.
Dimenticandosi dello stato nel quale si trovano le piste ciclabili, pericolose per gli utenti, con segnaletica insufficiente, intersezioni con strade trafficate, brusche interruzioni e strisce che finiscono nel nulla o degli eterni cantieri edili come quello del Castello in piazza Martiri o della Remesina eternamente terremotata coi residenti e utenti che non sanno più a che santo votarsi vista l’inutilità delle loro continue proteste.
Qualcuno ha anche scritto che il centro storico carpigiano è grande ma che in realtà sembra piccolo, spoglio, triste, senza vita, soprattutto la piazza e soprattutto di sera, salvo le poche volte all’anno quando ospita concerti di Radio Bruno, coi gestori dei negozi che coraggiosamente cercano di tenere aperte le vetrine per tenere ‘acceso’ il centro, di giorno e di sera e dare un ‘senso’ di città a Carpi che pure ha 70mila abitanti, quel senso di città che altri sono riusciti a darsi, come Mantova o Sassuolo, che di abitanti ne fanno molti meno.
“Città gioiello ma spettrale, buttata via - il giudizio tranchant espresso sui giornali da un visitatore che veniva a Carpi per la prima volta – non valorizzata e arricchita a dovere, che sembra non avere fatto un salto di qualità come altre città delle stesse dimensioni. Un peccato”.
Cui ha fatto seguito una analoga severa dichiarazione del presidente della Lapam Riccardo Cavicchioli che si è detto preoccupato per la “progressiva desertificazione del centro storico per contrastare il quale non sono più sufficienti parole e promesse ma è necessario un impegno incisivo e concreto”.
Come dire: basta con le solite rituali dichiarazioni tutte declinate al futuro, ovvero faremo, interverremo, realizzeremo, utilizzate come strumenti di ‘distrazione di massa’, per aggirare i problemi veri e le necessità reali della gente che la giunta comunale uscente Bellelli non è riuscita a risolvere.
Ma di questo inquietante stato di cose lo confermano, seppure a denti stretti, i due candidati del Pd alla poltrona di primo cittadino alle elezioni di giugno: Giovanni Taurasi e Riccardo Righi.
Il primo che ha significatamente denominato la sua campagna elettorale per le primaria: ‘Carpi si-cura’ ammettendo dunque che è malata, aggiungendo che “le cose che non funzionano bene bisogna cominciare a farle funzionare e le cose che non si fanno bisogna cominciare a farle”.
Mentre Righi, corresponsabile delle cose non fatte perchè assessore nelle giunta Bellelli, ha detto che “va cambiato il modo di governare la città”.
Ed entrambi, negli incontri elettorali sinora organizzati, hanno dovuto avventurarsi in complicati equilibrismi dialettici per non pronunciare parole tabù in casa Pd, come “discontinuità col passato, cambio di passo, mutamenti necessari”.
Per tutto questo si fa strada (anche da parte di una fetta dell’elettorato di sinistra e tra gli incerti e tra quanti non votano) la convinzione che questa sia la volta buona per una salutare alternanza alla guida di Carpi, per un ribaltone ‘storico’ per cercare di cambiare mentalità, idee, programmi, prospettive, che ora pare non esistere a palazzo Sacchetti.
Cesare Pradella
Cesare Pradella
Giornalista pubblicista, è stato per dieci anni corrispondente da Modena del Giornale diretto da Indro Montanelli, per vent'anni corrispondente da Carpi del Resto del Carlino, per cinque.. Continua >>
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