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'Come Comitato Piumazzese No alle Cave ci stiamo interessando alla questione del taglio sistematico di alberi sull’argine sinistro del Samoggia in territorio di Castelfranco Emilia, da quando abbiamo ricevuto segnalazioni da alcuni residenti, così come il Circolo Legambiente SettaSamoggiaReno con il quale siamo in contatto ha fatto per quelli sull’argine destro in Comune di Zola Predosa'. Così in una nota il presidente del Comitato No Cave di Piumazzo, Claudio Carini, insieme al presidente Legambiente SettaSamoggiaReno, Angelo Farneti.
'Ci siamo rivolti con interrogazioni scritte sia al comune di Castelfranco Emilia sia alla regione Emilia Romagna. Il comune ci ha indirizzati per competenza alla regione, a cui peraltro ci eravamo già rivolti. La regione ci risponde che: “lavori di cui progetto Interventi urgenti e d’emergenza nei corsi d’acqua dei bacini dei torrenti Samoggia, Lavino, Ghironda e Reno (Servizio di Piena 2021-2022-2023) prevedono il termine ultimo delle attività entro il 31/12/2023”.
Inoltre: “Nell’ambito delle lavorazioni previste dal Contratto, anche in seguito a segnalazioni pervenute in merito alla richiesta di verifica dell’integrità delle arginature fluviali, è stata individuata la necessità di rendere ispezionabili e manutentabili i corpi arginali classificati di II categoria (ai sensi del RD 523/1904 “Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie”) del torrente Samoggia e delle relative piste al piede, nel tratto compreso tra località Calcara e località Bazzano di Valsamoggia”. E ancora: “A causa di limitate disponibilità finanziarie degli anni passati, ed essendo tale tratto meno critico rispetto a quelli della media e bassa pianura, è stato per lungo tempo escluso dalle attività di manutenzione ordinaria”.
'Questo significa che nel frattempo, nel corso di molti anni si è sviluppata una rigogliosa vegetazione arborea che ora viene eliminata con un impatto non trascurabile sull’ecosistema.
Poniamo l’accento sul fatto che gli alberi da vivaio messi a dimora muoiono quasi tutti nella fornace estiva: gli unici luoghi dove gli alberi crescono ancora spontanei e rigogliosi sono le golene, dove grazie alla scarsa lungimiranza dei nostri amministratori hanno campo libero i boscaioli. Ci dicono inoltre: “L’intervento di rimozione delle alberature viene pertanto eseguito esclusivamente nei corpi arginali e nelle relative piste al piede di ampiezza 4 m, mentre solo sporadicamente vengono rimosse piante in aree golenali, ove si riscontri la presenza di piante crollate, morte in piedi o fortemente pendenti verso l’alveo di magra”. Vengono eliminati tutti gli alberi sull’argine e per una distanza di quattro metri dall’argine stesso, come disposto del citato regio decreto del 1904. Inoltre la regione ci dice che “Nell’ottica di efficientare l’azione amministrativa a vantaggio dell’operato della Pubblica Amministrazione, mediante riduzione dell’onere economico riconosciuto all’affidatario dei lavori, il legname di risulta da questa attività viene valorizzato tramite cessione alla Ditta esecutrice, che lo conferisce alle centrali termiche a biomassa”. La ditta che esegue il taglio viene compensata in tutto o in parte con il legname tagliato. Questo meccanismo comporta il fatto che la ditta ha tutto l’interesse a tagliare alberi e ad interpretare in maniera estensiva la disposizione di tagliare “solo sporadicamente” alberi in aree golenali - continuano Farneti e Carini -. Noi non siamo tecnici e non abbiamo elementi per mettere in discussione le necessità dell’intervento per la sicurezza degli argini. Abbiamo però ricevuto numerose lamentele da parte dei frontalieri sulle modalità e sui tempi dell’intervento. Ad esempio l’intervento è stato effettuato dopo un periodo piovoso, quindi le pesanti macchine operatrici hanno operato su terreno fangoso creando difficoltà agli operatori e amplificando l’impatto sui terreni di accesso.
Rileviamo ancora che riguardo ai controlli previsti: “Non vengono redatti verbali in quanto non prescritti dalla normativa. Il personale del Settore riferisce verbalmente al Direttore dei Lavori, anche con invio di fotografie”. Questo dato non ci conforta, riteniamo necessario che rimanga traccia di eventuali inadempienze e danni prodotti. In conclusione, riteniamo che la vegetazione in alveo vada, ovviamente, controllata e anche rimossa, ma in modo mirato e selettivo, mentre le foreste ripariali vanno protette e allargate, dando modo ai fiumi di dissipare le piene. Qui non c'è nemmeno bisogno di piantare alberi, basta dare loro spazio e cresceranno in fretta. Se lungo il Po la nostra Regione sta faticosamente andando in questa direzione, non si capisce perché tutti i suoi affluenti siano trattati in modo diametralmente opposto'.
Redazione Pressa
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