Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Il programma di attivazione dei CAU (Centri di Assistenza Urgenza) in provincia di Modena, pur avendo segnato passi avanti, e partito dai comuni dove hanno sostituito i Punti di Primo Intervento e non affiancato i Pronto Soccorso, non è ancora stato completato a livello provinciale. In un momento in cui ci si attendeva una riduzione del carico sui Pronto Soccorso, i dati raccontano una realtà più complessa.
Dall’avvio del servizio, i CAU modenesi hanno assistito oltre 20.000 persone: circa il 90% dei pazienti è stato trattato direttamente sul posto, e solo l’8% ha richiesto il trasferimento al Pronto Soccorso. Tuttavia, i risultati sul sistema d’emergenza-urgenza non sono stati omogenei, e soprattutto non in linea con le aspettative e gli obiettivi di sgravio sul pronto soccorso rispetto agli ospedali.
Un tema, quest'ultimo, già evidenziato dal neo assessore regionale alla sanità Fabi e che trova un ulteriore ragione nei dati contenuti nell'ultimo resoconto di bilancio dell'Ausl di Modena.
Attualmente, i CAU attivi in provincia di Modena si trovano a Modena, Carpi, Finale Emilia, Fanano e Castelfranco Emilia. Sono invece in fase di sviluppo i presidi a Sassuolo e Vignola, la cui apertura era attesa tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 (ora rinviata a settembre), ma con differenze sostanziali perché profondamente differente è la loro natura.
A Finale Emilia Fanano e Castelfranco Emilia, i Cau aperti hanno sostituito quelli che erano i punti di primo soccorso. Ovvero hanno sostituito e non affiancato quelle che erano le strutture di emergenza che già per loro livello erano deputate a gestire solo casi di basso livello. Se l'obiettivo della riforma regionale della Emergenza-Urgenze era quello di sgravare i Pronto Soccorso principali della provincia dall'enorme problema dei codici bianchi e verdi, da Modena si è preferito partire dall'apertura di Cau che non avrebbero svolto questa funzione, ovvero Castelfranco, Fanano, e Finale Emilia. Quando di questo chiedemmo spiegazioni alla Direttrice Sanitaria dell'Ausl di Modena Romana Bacchi, in una conferenza pubblica in provincia, ci venne risposto che ciò avrebbecontribuito al potenziamento della rete di prossimità. Fatto sta che solo in un secondo momento sono stati aperti i Cau in affiancamento ai Pronto Soccorso, ovvero a Modena e a Carpi. Ma qualcosa non ha funzionato rispetto agli obiettivi della riforma.
Secondo quanto emerge dall'ultimo rendiconto di bilancio dell’Ausl di Modena, nel momento in cui i CAU sono entrati in funzione, il flusso complessivo di codici bianchi e verdi presso le strutture di emergenza-urgenza è addirittura aumentato dello 0,7%, anziché diminuire come auspicato. Posto che parte di questo incremento è stato 'assorbito' dai Cau, il dato evidenzia una difficoltà nella redistribuzione del carico assistenziale e soprattutto nel raggiungimento del principale obiettivo, ovvero sgravare i Pronto Soccorso dal peso dei codici bianchi, verdi, a bassa complessità. Le cause sono molteplici: dalla non completa attivazione della rete provinciale di prossimità e alla scarsa conoscenza da parte dei cittadini della funzione dei CAU.
In sostanza sembra che a livello di filtro di base ci sia ancora tanto da fare. Abbiamo già documentato quanto per esempio il Cau aperto all'interno della struttura del Policlinico di Modena a pochi metri dal Pronto Soccorso non si è mai interfacciato in maniera sinergica con il Pronto Soccorso stesso. In diverse situazioni abbiamo riscontrato direttamente un carico enorme di codice bianchi e verdi che continuava al pronto soccorso con attese anche di 12-16 ore e contestualmente un Cau a pochi metri, che quei casi poteva gestire, praticamente vuoto. E con l'assenza di un filtro all'interno del pronto soccorso che potesse indirizzare i codici bianchi e verdi verso il Cau nonostante la distanza, da percorrere sempre all'interno dell'area del Policlinico, di un centinaio di metri.
Ed è forse anche da qui che si spiegano i numeri lontani dagli obiettivi che all'apertura del Cau di Modena, alla presenza del presidente Bonaccini, l’allora assessore dalla sanità Raffaele Donini indicò in circa il 20% di casi in meno sul Pronto Soccorso e gestiti attraverso il Cau.
Un'analisi più dettagliata nelle due realtà provinciali in cui i CAU sono stati collocati in prossimità dei principali Pronto Soccorso, ovvero Carpi e il Policlinico di Modena, mostra risultati non certo entusiasmanti. A Carpi, si registra una riduzione degli accessi con codici bianchi e verdi pari all’8,5%, mentre al Policlinico di Modena il calo si è fermato al 4,9%. E empre al netto del fatto che i socidi bianchi e verdi in accesso alle strutture deputate all'emergenza sono, in termini assoluti, aumentate.
Del resto non a caso anche di fronte a numeri di questo tipo aggiornati proprio in questi giorni sul totale del 2024 inserito nel rendiconto di bilancio, il neo assessore alla sanità Fabi ha da subito posto il problema annunciando la necessità di intervenire su quei CAU che stanno funzionando “in maniera disomogenea e lontana dalla missione per cui sono nati”, ovvero quella di sgravare i Pronto Soccorso da codici a bassa intensità e fornire un accesso sanitario più rapido ed efficace per i casi non gravi.
“La rete dei CAU – ha dichiarato Fabi – deve essere riorganizzata sulla base di criteri di efficacia reale, e non solo sulla carta. Dove il sistema non funziona, dobbiamo intervenire subito, anche con modifiche strutturali o organizzative.”
Tra le ipotesi al vaglio, vi sono il rafforzamento della comunicazione ai cittadini, la redistribuzione del personale sanitario e l’ottimizzazione della collocazione dei CAU sul territorio, in stretta sinergia con i Pronto Soccorso più esposti.
Nel frattempo a Modena il percorso per la realizzazione dei Cau programmato dalla riforma ha conosciuto una fase di arresto e la seconda fase relativa al completamento della rete dei Cau stessi, con l'apertura di Vignola e Sassuolo, tra la fine del 2024 e l'inizio del 2025, ha conosciuto una battuta di arresto. Solo temporanea in quanto sempre dal rendiconto di bilancio dell'ausl emerge per esempio che per Sassuolo l'apertura è rinviata al prossimo mese di settembre. Dovrebbe seguire Vignola e,successivamente, sulla base anche di quanto saranno le indicazioni che emergeranno dalla Regione, anche un secondo Cau a Modena.
Gianni Galeotti
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>