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I pozzi privati nell’area di via Cave Rubbiani, a san Damaso di Modena, sono inquinati e l’acqua non utilizzabile per il coonsumo umano. Lo conferma l’Ausl. Un parere tecnico che in parte smentisce le rassicurazioni del Comune che ora sarebbe obbligato dalla legge a ripristinare la situazione.
La questione inizia nell'ottobre 2016, quando un' inquinamento da ammoniaca viene riscontrato nell'acqua di un pozzo di un'abitazione nei pressi cava poste su via Cave Rubbiani a San Damaso di Modena. I residenti, preoccupati, presentano una petizione al Comune di Modena per chiedere analisi dell'acqua. Arpae le effettua e i risultati vengono inviate ai residenti lo scorso agosto con tanto di lettera di accompagnamento firmata dall'Assessore all’Ambiente Guerzoni. In tutti i campioni di acqua – si legge - vengono rilevate elevate concentrazioni di ferro e manganese, che non dovrebbero esserci, ma i due inquinanti sono presenti a livelli non pericolosi per la salute.
Il Comune decide di andarci a fondo e dopo due mesi uno studio commissionato all’Ausl conferma che il rischio c’è. Le concentrazioni di ferro e manganese sono superiori ai limiti previsti e tali da rendere non accettabile il consumo umano. Il rischio che non c’era ad agosto c’è ad ottobre. Il perché se lo chiedono Sabina Piccinini, Consigliere comunale di San Cesario, figura storica di battaglie ambientaliste, ed Emilio Presidente Consulta ambiente Modena che questa mattina hanno presentato i documenti e chiesto al Comune di chiarire cause e di intervenire per ridurre il rischio. Anche perché è la legge (la 31 del 2001), ad imporlo in un articolo specifico: 'In caso di non conformità ai valori dei parametri alle specifiche, sentito il parere dell'azienda USL in merito al possibile rischio per la salute umana derivante dalla non conformità ai valori di parametro, mette in atto i necessari adempimenti di competenza e dispone che vengano presi provvedimenti Intesi a ripristinare la qualità delle acque ove ciò sia necessario per tutelare la salute umana'
Il sospetto è che nelle aree delle cave, in disuso da qualche anno e ora piene di acqua, siano stati riversati e coperti abusivamente rifiuti che potrebbero avere intaccato le falde sottostanti. Ipotesi non verificata che potrebbe essere verificata con un carotaggio. Fatto sta che se delle cause non c’è certezza, c’è certezza del rischio e dell'inquinamento. E se il rischio c’è, anche se i pozzi sono privati e non intaccano l’acquedotto pubblico, per la legge la questione è da risolvere.
Nella foto, Sabina Piccinini ed Emilio Salemme
Redazione Pressa
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