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Il lavoro degli inquirenti coordinati dal PM Marco Niccolini che il 4 marzo scorso ha ordinato il sequestro di documentaziona al Comune di Finale Emilia, riguardante l'appalto per i lavori di manutenzione di via Fruttarola, sarebbe concentrato sul perché il cantiere che aveva aperto per l'esecuzione dei lavori era gestito non dalla ditta che aveva vinto l'appalto attraverso gara pubblica, ma un'altra ditta, che agiva in regime di subappalto, non consentito sulla base dello stesso bando. Un particolare non indifferente al quale se ne aggiunge un altro. La ditta presente, e che avrebbe operato senza autorizzazione, era la stessa che nel 2016 aveva proposto al Comune, praticamente a costo zero, e realizzato, il rifacimento di un tratto della strada stessa, con la motivazione di fare conoscere e sperimentare al comune stesso la qualità dei proprio lavori. Ditta che poi finì nelle verifiche dell'indagine strade al veleno.
Che fece luce sull'attività di società che per la realizzazione di strade utilizzarono dal 2014 al 2016 asfalto comprendente materiali inquinanti. Le verifiche vennero svolte in un centinaio di Comuni tra Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Tredici quelli in provincia di Modena.
I lavori, a Finale Emilia, vennero interrotti, ed il locale Comune, con l'amministrazione appena insediata e guidata dal neo sindaco Sandro Palazzi, decise di concluderli attraverso un bando, ed inserendo nel capitolato d'appalto quella tipologia di materiale utilizzato per quelle poche centinaia di metri realizzati dalla ditta, e che nel frattempo, col passare degli anni, dimostrò particolare resistenza anche al traffico pesante e alti indici di qualità.
'Pur potendo procedere, vista la cifra non superiore ai 100.
000 euro, con l'affidamento diretto, il Comune' - ha spiegato ieri sera il sindaco nel corso della seduta del consiglio comunale straordinario e aperta ai cittadini, chiesta dai consiglieri di opposizione (Stefano Lugli per sinistra civica, Elena Terzi e Pierpaolo Salino per la Lista Civica, e Andrea Ratti (PD), oltre al consigliere del M5S Veronesi) - 'ha deciso di mettere a bando i lavori'.
Bando vinto dall'azienda Cogestra di Parma che sulla base dei parametri fissati nell'appalto, non avrebbe potuto operare con ditte in subappalto. Cosa che sarebbe invece avvenuta. Perché quando i lavori iniziarono si scoprì, nel febbraio 2019, che la ditta che stava operando non era la Cogestra bensi la Tavellin, la stessa che operò tre anni prima e coinvolta nell'inchiesta 'strade al veleno' Ne seguì, in sintesi, l'abbandono del cantiere e dei lavori da parte della ditta titolare dell'appalto e l'arrivo dei Carabinieri in Comune nell'ambito delle indagini avviate e coordinate dal sostituto procuratore Marco Niccolini
Un punto che per il consigliere di opposizione Stefano Lugli confermerebbe responsabilità politiche legate a mancati controlli. 'Chiediamo che il sindaco rimetta la delega ai lavori pubblici. Siamo molto preoccupati dal fatto che questa ulteriore tegola giudiziaria incida negativamente i lavori per la ricostruzione post terremoto'. Accuse respinte dal sindaco: 'Nessun atto e nessuna accusa è stata mossa nei nostri confronti. La questione si gioca sul piano tecnico e su responsabilità private. Noi, memori anche delle esperienze passate che nell'amministrazione precedente, portarono il comune vicino al commissariamento, ci siamo mossi con la massima trasparenza. Siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura convinti che questa vicenda non inciderà sul calendario della ricostruzione che sta avanzando'
Di seguito il video con, in sequenza, le dichiarazioni del Consigliere di Sinistra Civica Stefano Lugli e del Sindaco di Finale Emilia, Sandro Palazzi.