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'Nel rinnovo delle cariche della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi credevamo di avere visto la peggior espressione di un potere autoreferenziale, ma questa vicenda si sta dispiegando in una sorda lotta fra poteri forti locali. È una situazione che ha superato il segno: nelle stanze esclusive ed escludenti di Palazzo Brusati Bonasi, infatti, ci si sta spartendo silenziosamente sia la Presidenza, sia il Consiglio di amministrazione. Tutto lecito s’intende, tutto secondo lo Statuto; ma senza alcun confronto con la città, senza alcuna trasparenza, senza alcun rapporto con quei cittadini per i quali la Fondazione dovrebbe spendersi. Senza che nemmeno si sappia quali proposte incarnino le due fantomatiche 'cordate' in lotta'. Così in una nota LeU di Carpi torna sul tema delle nomine in Fondazione Carpi dopo gli attacchi frontali giunti nei confronti del vescovo Cavina.
'Poche voci si sono levate ad oggi per denunciare la situazione: i sindaci di Carpi e Soliera hanno avanzato alcuni rilievi formali, mentre tutti i partiti sono silenti. Insieme a noi hanno rotto il silenzio solamente il consigliere comunale Benatti, che ha attaccato la spartizione delle cariche ed è stato per questo isolato dalle forze politiche che rappresenta, e l’ex sindaco Cigarini, che ha giustamente chiesto di 'sottrarre le nomine ai capibastone ed aprire una pagina nuova'. Silenzio anche dal PD, impegnato nelle manovre in corso. Stupisce soprattutto il mutismo del Movimento 5 Stelle, che si presenta come alfiere della moralizzazione e della trasparenza ed ora, davanti a questo triste spettacolo, non ha niente da dire. L’ex presidente Giuseppe Schena, dopo essere stato messo in minoranza, ha dichiarato pubblicamente di mettersi da parte 'nell’interesse superiore della Fondazione e della comunità di riferimento”.
Parole tanto nobili quanto tardive che, a questo punto, servono solamente a preservare la situazione esistente, a non fare chiarezza perpetuando questa totale mancanza di trasparenza. Chiediamo, ancora una volta, che le procedure per le nomine non si limitino ad una oscura mediazione fra poteri forti, ma che la scelta su chi dirigerà la Fondazione ricada su chi avanza proposte più convincenti per il territorio, più orientate ai bisogni delle Terre d’Argine. Ribadiamo la proposta che la Fondazione apra subito un percorso di confronto pubblico con gli Enti locali e la cittadinanza per il rinnovo delle cariche in corso, e che si proceda subito dopo a una modifica delle procedure di nomina previste dallo Statuto in modo da garantire una maggiore trasparenza e partecipazione. Le nomine devono sempre e comunque essere valutate secondo criteri di interesse della collettività e, per questo, è necessario che le proposte dei candidati siano portate a conoscenza dei cittadini. La Fondazione Cassa di Risparmio appartiene a tutti perché ha scopi di utilità sociale: per questo deve diventare un ente trasparente e gli Organi sociali non possono essere eletti in un conclave blindato come sta avvenendo oggi'.
Redazione Pressa
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