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In risposta a StefanoBonacorsi de La Pressa e a quella che abbiamo definito scherzosamente 'repubblica di Lamantecreto', interviene il sindaco di Montecreto Leandro Bonucchi con un commento che pubblichiamo in modo integrale.
Rispondo per spiegare meglio alcuni punti poco chiari, se non addirittura devianti.
A prescindere dai confini politici, che spesso vengono identificati col fiume Scoltenna, ma che di fatto non coincidono con quelli comunali, in quanto parte del territorio del Comune di Montecreto oltrepassa il torrente, noto una certa confusione sulle definizioni di Unione, fusione e sub-ambiti. Sicuramente l’eventuale fusione tra due, o più, enti comunali non c’entra nulla con l’attuale Unione dei Comuni del Frignano, che non ne sarebbe inficiata, ma al contrario vedrebbe diminuire il numero di decisori all’interno della Giunta Unione, con conseguente riduzione della burocrazia.
Relativamente al metodo con cui sta avvenendo il processo di coinvolgimento della popolazione, si stanno seguendo alla lettera le linee guida regionali in materia di fusioni: i due consigli comunali di Montecreto e Lama Mocogno (sottolineo che sono pubblici e aperti alla cittadinanza) hanno deliberato in febbraio uno studio di fattibilità per la fusione dei Comuni, che presto sarà pubblicato online per la totale trasparenza. Lo studio in sé non ha alcun valore attuativo, ma è uno strumento per comprendere e richiedere una eventuale istanza alla Regione per l’istituzione di un referendum. Nel frattempo, tutta la popolazione viene coinvolta in assemblee cittadine con dibattito pubblico, nella misura di 9 per Lama Mocogno e 3 per Montecreto, molte delle quali sono già state fatte nei giorni scorsi; ad oggi ne restano ancora quattro dislocate in varie aree.
Calendario delle prossime assemblee:
17 aprile Lama Mocogno;
18 aprile Borra e contemporaneamente Rovinella di Acquaria;
19 aprile Acquaria.
È importante specificare due questioni di fondamentale importanza: la fusione è una proposta che viene fatta alla popolazione con un iter che richiede circa un anno dal momento in cui viene ragionata (messa all’ordine del giorno in febbraio, nel caso di un eventuale referendum si va a fine anno), proposta che solo la cittadinanza può decidere se confermare o meno con il voto, avendo prima avuto a disposizione tutti gli strumenti per informarsi opportunamente. Qui si parla di diritti: diritto a cambiare, ad avere maggiori risorse, ad avere un futuro in un panorama di spopolamento che porta sempre meno servizi, perché solo alcuni di questi sono associati – o associabili - all’Unione (ad esempio la scuola, l’anagrafe, l’Urp, la biblioteca, il catasto, la manutenzione degli spazi pubblici, ecc).
Un po’ di terminologia aiuta a capire meglio le differenze tra tre definizioni che possono sembrare sinonimi. L’Unione è un ente di secondo grado che associa diversi Comuni, i quali conferiscono alcune funzioni in modo aggregato, con lo scopo di migliorare i servizi alla popolazione e risparmiare, ottimizzando le risorse, mantenendo però gli enti distinti con i propri amministratori e bilanci. La fusione tra Comuni comporta la creazione di un unico ente comunale, che si va a sostituire a quelli precedenti, con un’unica amministrazione e bilancio. Il sub-ambito è invece un’area circoscritta dell’Unione nata per proporre soluzioni personalizzate relative alle funzioni (associate all’Unione), a seconda delle peculiarità del territorio; tuttavia non ha un’identità a sé, quindi fa riferimento al bilancio e la Giunta dell’Unione. La legge regionale del riordino territoriale definisce molto bene quali sono le caratteristiche delle Unioni e per quali motivi non possono essere costituite se non hanno tutti i criteri.
Sarebbe da ricordare che dal 2015 promuovo personalmente la fusione tra Comuni, con la proposta iniziale relativa a Fanano, Sestola e Montecreto, senza però incontrare le condizioni ideali per proseguire, cosa che sta invece avvenendo con il Comune di Lama Mocogno.
Infine, relativamente a quanto dichiarato dal mio predecessore Cadegiani, vorrei ricordare che la minoranza non è formata da un solo consigliere: se avessero voluto continuare a rappresentare i propri elettori, gli ex consiglieri che presentarono a cascata le dimissioni già nel 2014 avrebbero dovuto restare in attività e partecipare al Comune. Che una persona possa avere avuto motivi personali per non proseguire la propria attività politica non è certo una giustificazione per tutti gli altri. I cittadini eleggono i propri rappresentanti, che hanno poi il dovere di portare la voce dei propri elettori nei luoghi preposti dalla democrazia, cioè all’interno del Comune e con proposte reali, non certo limitandosi a dire la propria sui soli social.
Il sindaco di Montecreto Leandro Bonucchi