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Nubi ancora piu' fitte sulla Martini di Concordia e sui suoi 50 lavoratori. A questi ultimi rimane solo la Naspi, indennita' mensile di disoccupazione. Ora, l'unica possibilita' di salvare azienda e occupazione passa da un'eventuale vendita dell'impresa da parte del curatore fallimentare. Il punto sulla crisi dell'azienda modenese e' stato fatto a Bologna in viale Aldo Moro, dove Regione, Comune di Concordia, curatore fallimentare, sindacati e Rsu hanno paventato ulteriori difficolta' legate ad un eventuale rallentamento della procedura di vendita, in caso di ricorso sulla procedura fallimentare, dopo il fallimento e lo stallo di maggio. 'Quando le aziende- scuotono la testa l'assessore regionale alla Attivita' produttive Palma Costi e il sindaco di Concordia Luca Prandini- non hanno la giusta democrazia interna e mancano le necessarie relazioni sindacali, e' dimostrato che si rischiano processi di estinzione. E purtroppo, questo e' il caso della Martini Luce.
Azienda per cui istituzioni e sindacati hanno pervicacemente cercato di evitare il fallimento. E quanto accaduto fino a ora e' solo per responsabilita' della famiglia Martini, che lascia fra i creditori anche i propri lavoratori che hanno fatto tutto il possibile per la salvaguardia dell'azienda'. Inoltre e soprattutto, mettono le mani avanti Costi e Prandini, ora 'un ulteriore atto di irresponsabilita' verrebbe dall'eventuale presentazione di un reclamo ufficiale contro il procedimento fallimentare: bloccherebbe qualsiasi possibilita' di trovare nuovi acquirenti'.
Il sindacato ha chiesto l'impegno formale alla Regione e a tutti i soggetti coinvolti al tavolo, che nel caso di ripresa delle attivita' da parte di un nuovo imprenditore, la procedura si assuma la responsabilita' di dare precedenza alla ricollocazione dei dipendenti Martini che fossero interessati.
'Inoltre auspichiamo che le voci che circolano a Concordia su di una possibile 'opposizione al fallimento' da parte di Martini non siano vere, in quanto allontanerebbero ulteriormente la possibilita' di recupero delle spettanze dei lavoratori, oltre ad aggravare la gestione della procedura', dicono Massimo Valentini, della Fiom Cgil e Roberto Verucchi, della Fim-Cisl. Le due sigle hanno inoltre avanzato una proposta di formazione diretta rivolta ai lavoratori della Martini, con l'intento di ricollocarne professionalmente il maggior numero possibile. 'La vicenda Martini sta mettendo in luce, ancora una volta, quanto di grave fatto dal governo Renzi, che tagliando lo strumento degli ammortizzatori sociali rivolti alla chiusura d'azienda lascia inevitabilmente soli i lavoratori, che non hanno altra prospettiva che rincorrere il licenziamento per raggiungere un minimo di reddito', conclude Valentini e Verucchi.
Redazione Pressa
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