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'La sanità emiliana è come una medaglia, ha due facce. Da un lato i professionisti di vera eccellenza, che con abnegazione, nonostante le tante difficoltà, assistono con cura e dedizione i pazienti. Dall'altro una gestione Pd, che ha creato buchi di bilancio e costretto a tagli inverosimili, che sul nostro territorio si è ulteriormente tradotta in un’assurda programmazione, in cui il capoluogo ha due ospedali e costringe a tagli sul resto provincia'. A parlare è il candidato di centrodestra Letizia Budri.
'Con il sisma sono stati chiusi contemporaneamente 3 nosocomi: Mirandola Carpi e Finale Emilia, con il trasferimento di tutti i pazienti a Baggiovara, che era semivuoto. Un’operazione dettata dalla necessità, che però, ben presto, è stata vigliaccamente sfruttata per attuare le previsioni del PAL 2011, ovvero la chiusura di Finale e il ridimensionamento del Santa Maria Bianca.
Il tutto nell’assordante silenzio dei sindaci PD, che quel PAL 2011 lo avevano sottoscritto. Dal 2012 siamo stati oggettivamente i soli ad essere costantemente in 'battaglia' per difendere il Santa Maria Bianca, prima all'opposizione, poi al governo della città. Se siamo riusciti a preservare il nostro ospedale è perché il centro destra ad ogni livello si è messo di traverso con l'assessore regionale Donini e i suoi dirigenti. Il Pd, in questi anni, non si è adoperato per portare servizi o personale a Mirandola. L'unica iniziativa della sinistra è stata il presidio contro la chiusura del punto nascite, fatto davanti alla sede dell'Ausl e non davanti alla Regione Emilia Romagna - che ne ha di fatto determinato la chiusura, visti i riscontri della relazione trasmessa al Governo' - aggiunge Letizia Budri.
'Così come avvenuto durante la campagna elettorale per le regionali del 2019, con il presidente Bonaccini che prometteva, tra le altre, il potenziamento del pronto soccorso, dell’attività chirurgica e degli organici, ovvero il rafforzamento del punto nascita e dell’area materno-infantile. Mentre ad oggi al pronto soccorso si è passati da 15 medici a 4, oltre al primario facendo ricorso alle cooperative; l’attività chirurgica si riferisce solo interventi a bassa complessità, 5 giorni su 7. Così come la cardiologia trasferita a Carpi durante il Covid che non è più rientrata con i suoi posti letto, ma solo come attività ambulatoriale e con una previsione di reparto di attività riabilitativa (post-intervento). Sul punto nascite inutile ricordare la chiusura anticipata di fine 2022. In queste settimane è stata tentata un'operazione di “healthwashing”, con l’arruolamento di qualche ex sanitario, ora impegnato nella direzione di strutture private; ma è chiaro a tutti che Mirandola non può permettersi di tornare sotto la guida di chi è sempre stato succube del partitone, a Bologna e a Modena. Perché non basta ribattezzarsi “PD Mirandola” per affrancarsi dalle scelte prese - chiude Letizia Budri -. Un atteggiamento mimetico che ancora una volta pare non voler tener conto degli effetti sul medio-lungo termine di un’altra scelta scellerata, ovvero privilegiare la costruzione del nuovo ospedale di Carpi verso Correggio e non Mirandola. Perché, sebbene ci siano forti dubbi sulle effettive risorse per realizzarlo, la necessità di affrontare la realizzazione di una nuova struttura d’area, non può prescindere da un approccio che valuti, oltre al livello di servizi, anche l’accessibilità. Tradendo ancora una volta l’impegno per la realizzazione di un policlinico baricentrico tra Carpi e Mirandola'.
Redazione Pressa
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