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L'Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola è in grado di ospitare 427 posti a sedere. Erano tutti occupati, e alcune persone sono rimaste in piedi, questa sera all'incontro tra candidati sindaci di Mirandola promosso da La Pressa.
Carlo Bassoli della coalizione di centrosinistra, Letizia Budri della coalizione di centrodestra, Giorgio Siena di Più Mirandola e Giorgio Cavazza del M5S si sono confrontati sui temi al centro della campagna elettorale in un dialogo moderato dal direttore de La Pressa, Giuseppe Leonelli.
Il caso Aimag, il tema dell'Unione dei Comuni Area Nord, la sicurezza, la disponibilità di alloggi e la ricostruzione post sisma, sono stati gli argomenti sui quali i quattro candidati sono stati chiamati a confrontarsi, analizzando anche il percorso politico che li ha portati ad essere alla guida dei rispettivi partiti, in vista del voto del 9 maggio.
Su Aimag i candidati hanno convenuto sulla necessità di mantenere una autonomia da Hera, mentre sull'Ucman si sono registrate le maggiori divergenze. Da Giorgio Siena che ha detto di auspicare una fusione, fino Giorgio Cavazza che ha sostenuto la necessità di rimediare alla Mirandolexit voluta dalla giunta uscente di centrodestra di Alberto Greco.
Il video della serata
Al termine del confronto spazio alle domande dal pubblico e, a quel punto, la serata si è accesa sul tema della chiusura del punto nascita dell'ospedale di Mirandola. Una chiusura di fatto, mai ufficializzata come tale dalla Regione (teoricamente si tratterebbe di una sospensione), ma presa ormai come inevitabile dagli stessi candidati che - con la sola esclusione di Cavazza - non hanno fatto cenno a una sua riapertura. Sembra passato un secolo da quando, nel 2019 in campagna elettorale per le Regionali, Stefano Bonaccini promise la riapertura del punto nascita di Pavullo, ma dopo due anni non solo non ha riaperto quella realtà, ma è stata chiusa anche quella di Mirandola.
A Mirandola oggi non si nasce più anche in nome dell'abbassamento (voluto) del numero di parti, con molte partorienti dirottate 'per ragioni di sicurezza' negli anni in altre realtà ospedaliere.
Redazione Pressa
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