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No della Regione alle zone franche montane

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Progetto di legge alle Camere, presentato da Bignami e Aimi (Fi), finalizzato a rilanciare l'occupazione in Appennino attraverso una fiscalità di vantaggio. No dal Pd, sì di Fi, Ln, M5s e Si


No della Regione alle zone franche montane
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La Regione istituisca le “zone franche montane”, aree in cui promuovere, attraverso sgravi e agevolazioni, una fiscalità di vantaggio per consentire nuovi insediamenti produttivi e rilanciare l’occupazione, al fine di contrastare lo spopolamento della montagna e valorizzarne tradizioni imprenditoriali, culturali e sociali.

È il contenuto della proposta di legge alle Camere avanzata da Galeazzo Bignami, primo firmatario e relatore, e da Enrico Aimi, consiglieri di Forza Italia, discussa oggi in sede consultiva dalla commissione Bilancio, affari generali e istituzionali sulla quale la maggioranza dei consiglieri ha espresso parere negativo (no dal Pd, a favore Fi, Ln, M5s e Si). Le zone franche – ha spiegato il relatore – possono essere istituite nei territori montani che abbiano un numero di abitanti superiore a 10mila. Spetterà al Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) fissare i criteri per la loro individuazione e per la ripartizione delle risorse finanziarie.

Gli strumenti previsti per attrarre in Appennino nuove imprese – ha ricordato il capogruppo di Fi – sono le esenzioni dalle imposte sui redditi per dieci anni (esenzione totale per i primi 5, progressiva dal 60% al 20% nel quinquennio successivo) fino alla cifra massima di 100mila euro, che aumenta di 5mila euro per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato risiedente nel territorio, e gli sgravi fiscali su imposte regionali (per cinque anni con soglia massima di 300mila euro) e municipali nonché l’esonero dal versamento dei contributi (per i primi cinque anni) relativi ai contratti a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata superiore a 12 mesi. Le risorse necessarie – ha concluso Bignami – ammontano a 2,5 milioni annui dal 2017 al 2019.

Gian Luigi Molinari (Pd) ha ricordato come la montagna sia sempre stata al centro dell’attenzione del Pd, che si è fatto promotore di una risoluzione, approvata, all’indirizzo della Giunta regionale per valorizzare il tessuto produttivo dell’Appennino e sostenere concretamente l’economia e le comunità locali. Nel ritenere lo strumento della proposta di legge alle Camere troppo farraginoso e, di conseguenza, poco efficace, nonché limitato al mero riconoscimento di un regime fiscale agevolato, laddove, a suo parere, il territorio montano necessiterebbe di specifici investimenti e di un regime di sostegno dedicato, ha rivolto un invito ai commissari per una convergenza bipartisan sulla messa a punto di strumenti integrati di sostegno. Stefano Bargi (Ln), nell’evidenziare una sostanziale analogia tra la proposta legislativa di Fi e una della Ln, ha rilevato come l’introduzione di una fiscalità di vantaggio sia di stretta competenza del Governo, anche se la Regione ha margini di manovra autonomi che non possono essere ignorati. La montagna, infatti, – ha concluso il consigliere – è un territorio a fallimento di mercato in molti settori, ad esempio quello della digitalizzazione, per cui l’intervento pubblico deve sopperire alla mancanza di interesse a investire da parte del privato. Ha concluso il dibattito Igor Taruffi (Si), che, ricordando una risoluzione del suo gruppo assembleare sul tema, ha riaffermato il sostegno alla proposta legislativa di Fi così come, senza alcun distinguo politico, a tutte quelle tese a valorizzare e rilanciare la montagna, a partire dalla proposta trasversale evocato da Molinari.


Redazione Pressa
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