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'Nel corso della campagna Adesso basta, tutt'ora in corso, manifestando davanti alla Regione (sit in
del 26 settembre 2016), ma anche negli incontri successivi in Regione, con l'assessore Venturi, con
tecnici e responsabili del Salute Donna, l'UDI di Modena ha protestato e manifestato contro il
100% di obiettori alla legge 194 nell'ospedale di Pavullo e sulla conseguente mobilità imposta alle
donne che intendevano interrompere la gravidanza. Si chiedeva di porre immediato rimedio a
questa grave situazione. La chiusura del punto nascita (di Pavullo) è, per caso, una risposta?
Noi temiamo di sì, ma quella sbagliata, anche se tutti diranno e hanno già detto e continueranno a
dire che non ci sono parti sufficienti per garantire la sicurezza ecc. ecc'.
Lo sostiene il coordinamento modenese dell'UDI (Unione Donne Italiane) che in una nota pone pubblicamente alcune domande agli organismi politici ed istituzionali con potere decisionale:
1)-gli standard di parti al di sotto dei quali si chiudono i reparti vale anche per le zone di montagna,
con strade innevate d'inverno, con frazioni sparse e case isolate?
2)- le donne di Pavullo e delle zone limitrofe, che già dovevano spostarsi per interrompere la
gravidanza e che ora lo debbono fare anche per partorire, non saranno per caso indotte sempre di
più a prenotare i propri parti in strutture di pianura, aumentando la medicalizzazione degli stessi?
3) Che fine fa il diritto alla salute, nella fattispecie quella delle donne, quando ci si allaccia alle sole
logiche numeriche? Che garanzie e che strumenti si intendono fornire per ovviare alla chiusura di
tale reparto?
Diamo dunque addio a parti fisiologici o addirittura a domicilio (senza una struttura ospedaliera
vicino non si possono fare), a punti nascita /case di maternità e a tutte quelle diavolerie (però
previste dalla legge regionale sull'assistenza al parto e alla gravidanza) che le donne si sono
inventate per infastidire operatori e dirigenti?
'Sulla chiusura del punto nascita di Pavullo - prosegue l'UDI - si sono già pronunciati in tanti, compreso sindaci della zona ovviamente contrari a tanto danno per il territorio. Si sono espressi contro la chiusura,
ricordando anche gli impegni presi da amministratori e dirigenti proprio in merito al punto nascita,
forze politiche, sindacali, associazioni di categorie, associazioni del territorio. Questo è un fatto
positivo a cui vogliamo aggiungere le nostre parole, il nostro punto di vista e la nostra voglia di
difendere i diritti delle donne.
Una struttura che non rispetta le donne quando debbono interrompere la gravidanza ha dimostrato di
non rispettarle neanche quando partoriscono. Questo è grave, altro che eccellenze di qua e di là.
Si pensi a come invogliare, facilitare sempre di più le donne a partorire vicino a casa, invece di
alimentare il circolo vizioso per cui più decentro più debbo decentrare. La sanità pensi innanzi tutto
alla salute delle persone e poi si vedrà come l'efficienza delle strutture inevitabilmente ne deriva.
NO alla chiusura del punto nascita di Pavullo ADESSO BASTA ancora una volta'
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>