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Sequestri della Direzione antimafia nel modenese, parla Rocco Baglio

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Il pregiudicato calabrese ha inviato una lettera aperta a una collega nella quale tratteggia la sua verità, assumendosene ogni responsabilità. E rispedisce al mittente l'accusa di essere un boss ndranghetista


Sequestri della Direzione antimafia nel modenese, parla Rocco Baglio
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Oggi, come pubblicato, la Direzione Investigativa Antimafia di Bologna ha confiscato beni mobili e immobili a Rocco Antonio Baglio, pregiudicato calabrese residente da anni a Fiorano Modenese, che è stato anche sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza. Entrambe le misure di prevenzione sono state adottate dal Tribunale di Modena, su proposta del Direttore della Dia, dopo accertamenti patrimoniali del personale della Sezione Operativa di Bologna che hanno riguardato, in particolare, le imprese immobiliari di cui sono soci i familiari di Baglio, ma che, di fatto, sono risultate essere nella totale disponibilità dello stesso pregiudicato.

Alla luce di questa notizia abbiamo ricevuto dallo stesso Baglio una lunga lettera dove egli racconta la sua verità, assumendosene tutta la responsabilità. Baglio che, come noto, è coinvolto insieme all'ex sindaco Luigi Ralenti anche nel caso giudiziario di Serramazzoni.

In redazione abbiamo pensato attentamente se pubblicare questa lettera, indirizzata alla collega de 'La Pressa' Michela Rastelli che ai tempi del quotidiano Prima Pagina si occupò del caso-Serramazzoni. E alla fine, ritenendo superiore il diritto di cronaca abbiamo deciso di rendere pubblica la lettera, con la verità (ovviamente soggettiva) di Baglio. 

Ecco dunque la lettera integrale  del 74enne ex soggiornante obbligato Baglio.

Gentilissima dottoressa Michela Rastelli,
in riferimento alla notizia diffusa oggi sull'applicazione delle misure di prevenzione avanzata dalla Dia di Bologna nei miei confronti, altro non è che un copia e incolla dell'ipotesi
investigativa degli organi inquirenti sull'inchiesta di Serramazzoni, per la quale si sta
celebrando un procedimento penale ed è in quella sede che emergerà la verità dei fatti e le
eventuali responsabilità.  Oltre tutto sui beni oggetto del provvedimento non ho alcun titolo e non sono riconducibili in alcun modo al sottoscritto, ci sono agli atti prove documentali ineccepibili e inconfutabili.

 Per altro sono gli stessi identici immobili esaminati ai raggi x nella precedente richiesta di misure datata 1996 (ventuno anni fa) e successivamente revocata dalla corte d'appello di Bologna in forma collegiale.
Tuttavia al fine di circostanziare la vicenda legata all'inchiesta sopra citata e cercare di fare un
po di giustizia e di verità, in questo corto circuito delle istituzioni, le scriverò citandole in
modo dettagliato i capi d'imputazione e quanto è emerso dagli atti dibattimentali.

  1. Capo di imputazione appalti e tangente da 80mila euro. La pubbica accusa ha formulato questa accusa dicendo che avrei corrotto il sindaco attraverso il minor valore su una compravendita di un costruendo immobile a Monte Salino di Serra. La verità dei fatti è che durante il dibattimento il mio legale ha depositato la fideiussione di 80.000 € non rilevata dagli organi inquirenti durante le indagini preliminari, che attesta il pagamento della caparra da parte dell'allora sindaco di Serramazzoni, a differenza di quanto si dice nel capo d'imputazione. Inoltre il funzionario della banca che ha seguito la pratica della fideiussione ha testimoniato di fronte al collegio giudicante, su domanda delle parti, che la fideiussione era riferita inequivocabilmente alla compravendita del' immobile oggetto del capo d'imputazione. Oltre tutto il funzionario ha dichiarato che gli organi inquirenti durante le indagini non si sono mai recati presso la banca ad effettuare le verifiche investigative del caso. Solo nell'estate del 2016, attenzione, dopo il deposito della fideiussione da parte del mio legale, hanno inviato una email al fine di verificare che fosse vera. Non dimentichiamoci che l'ipotesi investigativa nasce nell'anno 2009 e solo dopo, si fa per dire, 7 anni gli organi inquirenti si sono mossi con un click (giudichi lei la gravità di questo fatto). Vorrei inoltre precisare che, oltre al funzionario di Banca anche gli avvocati citati dalla mia difesa hanno testimoniato nelle varie udienze, riferendo al Tribunale della mia totale estraneità ai fatti oggetto del procedimento. Per chiudere sulla compravendita sopra citata le aggiungo che gli organi inquirenti non si sono accorti che non si è mai perfezionata la vendita dell'immobile, in quanto non è mai stato costruito. Sulla legittimità degli appalti di Serramazzoni si è pronunciato un illustre avvocato di diritto amministrativo di Modena testimone nel procedimento, che ha consegnato una relazione sugli appalti al collegio giudicante dimostrando in modo inconfutabile la regolarità delle gare d'appalto e l'aggiudicazione degli stessi. Le dirò di più legale rappresentante della Restauro e Costruzioni azienda aggiudicataria delle opere della palazzina spogliatoi del campo sportivo e del muro del polo scolastico ha testimoniato in tribunale che la partecipazione alle gare d'appalto è stata da lui gestita in collaborazione con il suo dipendente capo cantiere ed hanno escluso categoricamente la mia presenza ed il mio interessamento. Tale testimonianza è stata confermata dallo stesso capo cantiere dipendente della Restauro e Costruzioni, fatto riferito in fase d' indagini preliminari agli organi inquirenti, ma totalmente ignorato (anche qui giudichi lei).
  2. Capo di impitazione tentate estorsioni e incendi nei confronti di Galli Gibertini e Andrea Rao. A riguardo il sig. Galli Gibertini Giordano e la moglie hanno riferito in udienza che non sono mai stati estorti o minacciati dal sottoscritto, con cui mantengono tutt'ora ottimi rapporti anche lavorativi. Hanno invece riferito sia al collegio giudicante che agli organi inquirenti di essere stati minacciati più volte, citando nomi e cognomi, da altri soggetti di origine campana, pugliese e rumena (soggetti assenti nel procedimento. Giudichi lei la gravità anche di tutto questo), e stranamente anche questo fatto è rimasto lettera morta durante le indagini. Inoltre iAndrea Rao ed il figlio, incalzati dal PM, hanno testimoniato di fronte al collegio giudicante ed agli organi inquirenti, che non sono mai stati minacciati o estorti dal sottoscritto e di aver riferito più volte che un soggetto di origine siciliana, citando nome e cognome (soggetto assente nel procedimento) li minacciava di morte, ma anche questo ulteriore fatto non è stato preso in considerazione dagli organi inquirenti. Inoltre se non bastasse un testimone incalzato dal PM ha riferito che nel periodo in cui gli organi inquirenti ricostruiscono la mia presenza a Serramazzoni al fine di compiere questi atti intimidatori, io ero in Calabria.
  3. Infine i precedenti penali e i presunti collegamenti con la 'NdranghetaHo depositato al collegio il decreto di archiviazione per i fatti di Serramazzoni da parte della stessa DDA di Bologna che oggi dispone questo provvedimento, oltre alle assoluzioni della corte d'appello di Bologna sulla richiesta di misure del lontano 1996. Inoltre sono molto rilevanti le sentenze n°196 del 13/05/1981 (per la quale ho subito comunque una ingiusta detenzione) e n°141 del 27/06/1996, del Tribunale di Palmi, in composizione collegiale, che in entrambi i casi avevano assolto il sottoscritto da tale contestazione, anche queste non rilevate dagli organi inquirenti. Credo che la verità dei fatti e la giustizia prima o poi emergeranno, non certo per merito dei copia e incolla di un'ipotesi investigativa smentita dalle innumerevoli testimonianze e prove documentali ad oggi presentate davanti ai giudici del tribunale. Oggi ci sono alcuni organi dello Stato che pare vogliano scavalcare anche l'istituto della magistratura giudicante celebrando i processi negli uffici degli stessi organi inquirenti. Spero con forza che tutto ciò non accada in quanto sarebbe devastante per la tenuta democratica di questo paese, oltre che a provocare uno squilibrio irreversibile per il cittadino che deve difendersi da accuse inesistenti ed arbitrarie.

Baglio Rocco Antonio


Redazione Pressa
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