Addio (con amarezza), alla Sacca: 'Qui non si può più fare crescere un figlio'

La lettera di una residente cresciuta nel rione al centro di nuovi e contestati interventi urbanistici


Ho imparato tante cose alla Sacca e ho imparato anche a riconoscere chi vuole bene e chi no, a questo quartiere popolare. Me ne sono accorta alla riunione indetta dai residenti che avevano scoperto da soli della costruzione di un enorme polo logistico e dove i nostri governanti, davanti alle lamentele dei miei vicini di casa, hanno risposto “tanto qui una volta avevate le fonderie. Di che vi lamentate?”
A questo punto mi chiedo perché non rimettere l’amianto sui tetti, dopo aver scoperto che è cancerogeno.
Purtroppo mi trasferisco, dopo aver avuto un bimbo piccolo mi sono resa conto che “casa” mia, non è più adatta ad essere anche casa sua.
Qui alla Sacca vince chi ha i soldi e i soldi li hanno le aziende. Con un neonato mi son trovata a non avere i marciapiedi adatti, anzi a non averli proprio, in cambio però abbiamo tante promesse fatte è mai mantenute.
Mi son resa conto di essere circondata da inquinamento e che grazie a delle scelte contestate ampiamente, ma comunque mal considerate o messe a tacere, lo smog soprattutto in zona, aumenterà. E quindi ho venduto, con la tristezza nel cuore perché ho venduto non per profitto, ma per necessità.
Scappo da quella che è stata casa mia per trent’anni perché qualcuno dall’alto della sua poltrona, ha deciso che la Sacca è l’agnello sacrificale.
Il posto che ha fatto della sua cattiva nomea, un’esempio di convivenza ed integrazione, verra trasformato in un grande polmone nero a favore delle grandi ditte, con tanti soldi.
Me ne vado a malincuore perché sono fortunata e vengo da una famiglia fortunata, che mi ha dato la possibilità di andare via. Cosa che molte persone non hanno ed è ingiusto dover abbandonare casa, perché i cittadini, che pagano le tasse e animano la città, valgono meno di alcune aziende e dei loro ricavi. La vicina 90enne di mia nonna è convinta di lasciare una bella eredità con casa sua, ai suoi nipoti e io non ho il coraggio di dirle che non sarà così, perché le case alla Sacca valgono 1/3 di quelle nelle altre zone di Modena.
Scusate vicini, me ne vado per far trovare al mio bimbo quel verde che qui non c’è. So bene che non dovrei scusarmi io perché ho sempre fatto del bene al quartiere, bene che poteva essere fatto anche da chi ha la vera possibilità di farlo, ma che come priorità non ha sicuramente il mio bimbo, nè i bimbi degli altri”.
Lettera firmata
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