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In Africa tutti i giorni, quando si alza il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, ti alzi e cominci a correre…
A Modena, tutti i giorni, precisamente fra le 5,30 e le 6,30 e fino alle 7,00 si nota un fitto traffico di migranti in bicicletta, lungo viale Italia, per le strade e le vie del centro, lungo la via Giardini, lungo via Emilia Ovest, Via Ciro Menotti e viale Gramsci....
Dopo i recentissimi rinvenimenti delle pittorescamente definite “case della droga” a Modena in via Lovoleti in centro, come anche a Modena Est, e nel famigerato R-Nord forse urge considerare l’ipotesi che le maglie di controllo ed il presidio sicurezza sul territorio siano largamente inadeguate.
E forse occorre farlo in modo “politicamente scorretto” ovvero considerare che tra le molteplici cause che concorrono all’impennata di criminalità e malaffare, possa avere un ruolo anche la presenza di stranieri, presenza a cui istituzioni e Onlus varie sono chiamate a dare risposta secondo le politiche oramai attuate dai nostri Governi centrali.
Gran parte di costoro, la quasi totalità, sono irregolari in quanto richiedenti asilo, sono cioè in attesa di poter aver regolari documenti ai fini di intraprendere autonomamente azioni ed occupazioni che possano avere una veste giuridica corretta e riconosciuta. Tutti coloro che siano in attesa e tutti coloro a cui sia stata negato lo status di “rifugiato” e tutti gli altri “diversamente” clandestini (inclusi quelli raggiunti da decreto di espulsione mai eseguito) non sono nelle condizioni giuridiche di poter iniziare a costruirsi un futuro legale nel nostro Paese.
Ed è con questo fatto che ogni giorno costoro debbono fare i conti.
Malignamente qualcuno dice che le varie Onlus potrebbero continuare a prosperare e a crescere nel volume di attività proporzionalmente a quanto minor sia la possibilità di una celere regolarizzazione di questi disperati: finché sono sostanzialmente irregolari potranno far parte del “gestito” assistenziale. Questo è stato documentato dagli atti di Mafia Capitale, scoppiato lo scandalo del “business degli immigrati”.
Sarebbe interessante avere i numeri effettivi del fenomeno e delle dinamiche di regolarizzazione progressiva per lo status di “rifugiato”.
Fatto sta che per l’effetto combinato di alcune variabili come quelle sopra richiamate, la stragrande maggioranza degli “ospiti” sia, loro malgrado probabilmente, clandestina ed irregolare, in un territorio che hanno trovato “aperto” ed accogliente come nessun altro in Europa, ma che ora non è in grado non solo di dar loro dignità e lavoro, ma nemmeno è nella possibilità di regolarizzarne la presenza. Nonostante umanamente la maggior parte di costoro auspichi ad una regolarizzazione, ecco che non vi è possibilità. Quindi costoro non possono lavorare “in regola”, intraprendere progetti ed attivarsi in iniziative sociali ed economiche, e tutto questo può rappresentare una spinta verso l’illegalità. Il richiamo all’illegalità è sia interno, come scelta personale o di gruppo, sia esterno, laddove le organizzazioni malavitose sul territorio vedano in questi disperati una manodopera facilmente arruolabile, e a buon mercato, discreta e con nulla da perdere (senza remore famigliari o di reputazione, senza alcun tipo di proprietà o di progetti di vita avviati!).
Ma torniamo a Modena: le “case della droga” hanno visto coinvolti irregolari, clandestini? Si. Costoro hanno la possibilità di organizzare un “business” del genere? Probabilmente no: si presume vi sia una “regia” organizzata.
Cosa sono queste “case della droga”? E’ un fenomeno anomalo: sembrano però essere semplicemente punti di rifornimento e smistamento di droghe e merci illegali, “hub” logistici tipici di chi non ha (o non può) detenere presso la propria residenza, perché soggetta a qualche forma di controllo, gli stupefacenti per l’attività di spaccio (e altre attività illegali).
??E’ possibile che questi “hub” svolgano una funzione logistica per la manodopera clandestina che non ha possibilità di detenere anche quantitativi minimi presso le proprie residenze in quanto alcuni sono ospiti di strutture d’accoglienza? Forse. Magari un hub fruibile e raggiungibile anche in bicicletta.
In questo scenario, il presidio sul territorio è percepibile in termini di visibilità, pattugliamenti, presenza di forze dell’ordine e di funzionari in divisa?
Lettera firmata