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Gentile Direttore,
Sono rimasto turbato dal fatto che nella scuola di mia figlia sia stata organizzata per venerdi prossimo un corteo con manifestazione “per simboleggiare un abbraccio ideale con il popolo ucraino provato dall’invasione in atto”. In orario scolastico, con gli studenti veicolati direttamente dalle classi alla strada dagli insegnanti.
Ho domandato alla Dirigente Scolastica il come mai si fosse ritenuto di sospendere l’attività didattica per condurre i bambini e ragazzi ad una manifestazione politica.
Mi è stato risposto che non si tratta di una manifestazione politica ma di un momento per “veicolare un messaggio di Pace secondo il dettato costituzionale “ e che “è in linea con quanto sollecitato dal Ministro dell'Istruzione Bianchi” . E che addirittura che è stato deciso che diventasse “parte integrante del Curricolo ed è per questo motivo che si è scelto di farlo durante l'orario scolastico”.
L’oggetto del mio turbamento non è né la questione di merito nel contenzioso geopolitico nell’est Europa, né la ignobile quanto innegabile barbarie in corso in Ucraina in questi ultimi giorni.
Ma che il conflitto in corso sia faccenda di geopolitica, mi sembra francamente innegabile. Che lo stesso stia animando un profondo dibattito politico nel nostro Paese lo è altrettanto. Che il Governo di cui fa parte il Ministro Bianchi abbia – in barba alla Costituzione tanto sbandierata – disposto l’invio di personale e armamenti al confine dell’Ucraina è cosa nota, sebbene il documento che contiene lʼelenco completo di uomini e mezzi militari inviati dallʼItalia in aiuto allʼUcraina sia stato classificato “SEGRETISSIMO”, ovvero il massimo livello di inaccessibilità e secretazione previsto dallo Stato.
È altrettanto dibattuto il fatto che si stia configurando, in Italia e altrove, un sentimento russofobo, censurando artisti, musicisti, addirittura scrittori defunti, squadre sportive e persino competizioni feline.
Che negli ultimi anni ci siano state molte guerre di invasione (tuttora in corso) è altrettanto innegabile. Libia, Iraq, Afghanistan, Siria. In Yemen stanno morendo decine di migliaia di bambini, per armamenti consegnati ai confliggenti da stati alleati dell’Italia, condannati dall’ONU per crimini di guerra. Due giorni dopo l’invasione russa, in Palestina i soldati israeliani hanno sparato una una bambina di 11 anni, coetanea dunque (in una zona dove da 50 anni, in barba a tutte le risoluzioni ONU, bambini vivono la guerra, la segregazione e la deportazione).
Perché solo oggi la Scuola italiana istituzionalizza l’ “abbraccio ideale” con uno solo di questi popoli, inserendolo come parte del programma curricolare?
Mi disgusta la sensazione che il nostro Governo stia utilizzando la Scuola per far passare il messaggio che esistano le guerre buone (quelle proclamate dagli Stati amici) e quelle cattive (quelle condotte dagli Stati geopoliticamente non nostri alleati).
Non è di certo questo il messaggio di Pace di cui abbiamo bisogno.
Ci sono e ci saranno (per fortuna), diverse manifestazioni di Pace, politicamente distinte tra loro. C’è chi scende in piazza con lo spirito di rivendicazione della primazia dell’occidente (in coerenza con lo spirito crociatistico e colonialistico dei secoli scorsi) chiedendo l’invio di armi per annientare il “nemico” e esportare democrazia. C’è chi chiede che l’Italia non invii armi a nessuno ed anzi esca dalle Alleanze militari. C’è chi si riunisce in preghiera per supplicare il Signore a che le Guerre cessino.
Chi è questa Dirigente Scolastica, e il suo Ministro, per decidere a quale tipo di manifestazione devono partecipare i suoi studenti, ovvero i nostri figli, durante l’orario scolastico? Perché non ha organizzato una manifestazione nel pomeriggio, all’uscita da scuola, chiedendo alle famiglie di condurre volontariamente i propri figli alla manifestazione?
Theodore Adorno, un grande filosofo, nel 1947 (quando ancora non c’erano i social media!) ha parlato per la prima volta di Industria Culturale, ovvero del come i poteri costituiti sviluppano una fabbrica del consenso al fine di liquidare la funzione critica della cultura, soffocandone la capacità di elevare la protesta contro le condizioni dell'esistente. Quello che oggi chiamiamo pensiero unico. Sarebbe interessante che nelle Scuole italiane se ne parli...
La Scuola pubblica dovrebbe essere il luogo dove si culla l’intelligenza, dove si sviluppa la cultura come strumento di difesa e progresso, dove si incuba il pensiero critico. Non il luogo asservito alla propaganda del governante di turno (forse per “preparare” l’opinione pubblica alla partecipazione italiana alla ennesima “guerra giusta”?).
Mi dispiace davvero di non poter scegliere a quale tipo di manifestazione condurre mia figlia. E sono realmente disperato dal constatare che la Scuola abdichi al ruolo di insegnare ai bambini e ragazzi a sviluppare risorse cognitive ed emotive per riconoscere chi parla di Pace inviando armi letali, usando parole incendiarie, demonizzando il “nemico” e voltandosi dall’altra parte se chi bombarda e aggredisce è l’alleato'
Devrim Di Finizio, Modena
Foto: archivio
Redazione Pressa
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