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Gentile direttore,
Condivido il concetto espresso di recente dal nostro arcivescovo in merito alle disabilità moderne date dall'egoismo e dalle passioni, che ci rendono ciechi e perennemente insoddisfatti, ma vorrei aggiungere: certe disabilità riguardano anche la vita spirituale, che ultimamente a Modena sta subendo opere di rivisitazione sapientemente studiate a tavolino. Mi riferisco allo spostamento di ordini monastici senza l'interpellanza dei fedeli, alla decadenza delle omelie, alla trascuratezza di certi edifici di culto, alla banalità di determinate iniziative parrocchiali, che nulla hanno a che vedere con il messaggio originario di Cristo e che seguono le ideologie del momento, perdendo così l'attributo di cristiane.
Mi aspetterei, inoltre, che soprattutto in occasione delle festività natalizie e pasquali si esaltasse la verticalità del rapporto uomo-Dio, poiché per quanto quest'ultimo sia paziente e ami i suoi figli, ne è comunque il creatore.
Vorrei invitare il nostro vescovo a riflettere su tutto questo e ad ascoltare maggiormente il popolo di Dio, anche quando esso è critico. Negli ultimi mesi abbiamo vissuto l'inimmaginabile tra Modena e Carpi, quindi l'unico modo per uscire dalla palude è rendere il monologo un dialogo, fare un passo indietro e ricostruire pazientemente, insieme ai fedeli, quello che era il magnifico puzzle spirituale della diocesi.
Mi auguro che Don Erio possa leggere la mia missiva e, con questo auspicio, auguro a lui e a tutta la redazione un lieto Natale del Signore
Pierluca Di Stefano - Modena
Redazione Pressa
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