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Pubblichiamo oggi la lettera aperta inviata alla redazione de La Pressa dalla mamma di un ragazzino di 14 anni alla società sportiva modenese dove il giovane giocava da anni. Oggi, poichè senza super green pass, non può più giocare a calcio con gli amici e compagni di squadra.
La lettera di questa mamma - della quale non pubblichiamo il nome per rispetto della privacy del figlio minore - fa emergere tutta l'ingiustizia subita dai ragazzi in questo periodo e tutta la sofferenza dei genitori che per loro hanno fatto una scelta in coscienza, esattamente come è stata in coscienza quella di genitori che hanno fatto una scelta opposta. Ma soprattutto emerge la solitudine in cui queste famiglie sono state gettate e la mancanza di solidarietà da parte di chi, fino a ieri, ha percorso col ragazzo un cammino comune.
Buongiorno,
sono la mamma di XXX, anno 2008, iscritto alla società XXX da sempre, da appena ha avuto desiderio e consapevolezza di voler giocare a calcio.
Non sono stati sempre anni facili e soddisfacenti ma abbiamo sempre insistito affinchè non mollasse, non si scoraggiasse e capisse che a calcio non si gioca solo per sé ma per la squadra, che non si gioca per vincere ma per imparare.
Il calcio, come tutti gli sport, è una scuola di vita e ha insegnato tantissimo a mio figlio che finalmente aveva trovato il suo posto nella squadra e aveva raggiunto una buona consapevolezza di sé e coinvolgimento nella squadra.
Dal 10 gennaio di quest’anno purtroppo mio figlio non ha potuto più partecipare nè agli allenamenti né alle partite, così come previsto da uno dei 1500 decreti emessi per il covid-19, poiché non vaccinato.
A parte l’iniziativa di un singolo (che ringrazio infinitamente), quando quest'ultimo è stato impossibilitato per motivi oggettivi a continuare, nessun altro nella società si è preso a cuore l’impegno con questi ragazzi, nessuno. Come se mio figlio e gli altri ragazzi non vaccinati, non esistessero più e il problema non ci fosse e di nuovo i nostri ragazzi sono come spariti nel nulla.
Avete idea di come si senta mio figlio quando in chat arrivano le convocazioni? E gli inviti per le pizzate?
Si accontenta di venire a vedere le partite, gli mancano i suoi amici e a volte piange.
Uno strazio per noi genitori che abbiamo scelto di non far vaccinare i nostri figli, ma ancora di più per i nostri ragazzi che, nell’indifferenza degli adulti, restano in un angolo.
Ormai conto i giorni che mancano al 31 Marzo e spero che il mio piccolo grande calciatore resista.
Dopo questa data, se queste restrizioni assurde e meschine per i ragazzi della sua età dovessero continuare, saremo costretti a farlo vaccinare perché non si può chiedere un sacrificio così grande ad un ragazzo di soli 14 anni.
Mio figlio lo conoscono tutti, da quando era bambino, compagni, genitori, mister, tutti... ma adesso è come sparito per tutti. A parte qualche sparuto messaggio del mister, non c’è stato niente, il nulla, un’indifferenza che mi ha colpita e rattristata. Se lo sport è scuola di vita cosa state insegnando ai ragazzi della squadra e agli altri genitori?
Vi prego, non datemi la classica risposta ‘noi rispettiamo solo le regole’, vi prego. Siete una società di calcio, lavorate con i ragazzi, siete parte attiva della società, avete il diritto ed il dovere di esprimervi.
La regola va rispettata ma, se non è giusta, nel frattempo si lavora per cambiarla.
Se una regola fa male ai nostri ragazzi, è illogica e inutile, deve essere rispettata comunque?
Non si può cercare una soluzione alternativa? Non si poteva parlare con gli altri genitori e capire se, nell’interesse dei nostri ragazzi, non ci fosse un altro modo?
Siete proprio sicuri che non potevate fare niente di più per mio figlio e per gli altri ragazzi come lui?
Si tratta anche di sensibilizzare, di sollevare la questione e di parlarne, non di fare finta di nulla oppure di pensare che il problema è personale del ragazzo non vaccinato.
Qualsiasi cosa per non lasciare soli i ragazzi, per non farli sentire abbandonati.
Sarete sicuramente a conoscenza che altre società sportive in Emilia Romagna hanno preso posizioni diverse, senza pubblicizzarle ovviamente, ma hanno trovato il modo di far partecipare anche i ragazzi non vaccinati, dimostrando ai ragazzi e agli adulti che, ancora una volta, lo sport è scuola di vita, che non si gioca solo per se stessi ma per la squadra e che i compagni, ogni compagno, è unico e importante ed è fratello di vita. A meno che non pensiate che la regola che impedisce ai ragazzi non vaccinati di fare sport in qualsivoglia forma e modo sia corretta. E’ così?
Qual è la vostra posizione rispetto a questa situazione? Pensate di aver agito sempre per il bene dei ragazzi?
Non mi aspetto una risposta da parte vostra, non è a me che dovete delle risposte per carità, ma a mio figlio, ai ragazzi tutti, indipendentemente se sono vaccinati o no, è loro il futuro e saranno loro a doversi prendere cura del mondo e di noi quando saremo anziani e spero che non usino in futuro la stessa indifferenza e inerzia che gli stiamo insegnando oggi.
Cordialmente
Lettera firmata