Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
La lettera perentoria che la sindaca ha inviato a Catia Silva, relativa all’evento di “Donne contro la mafia”, in programma a Brescello l’8 marzo 2019, è veramente preoccupante, oltre che davvero una vergogna.
E’ preoccupante perché dimostra la superficialità e l’arroganza di questa sindaca, talmente prevenuta nei confronti di chi si è schierato contro la sua amministrazione, in questo caso di Catia Silva, da confondere la richiesta di una sala civica da parte di “Donne contro la mafia” per una serata dedicata alla giornata internazionale della donna, perché coincidente con l’8 marzo, anche se non dichiarato dagli organizzatori dell’evento.
Evidentemente si vuol parlare di mafia e cogliamo l’occasione per informare la sindaca che “Donne contro la mafia”, deriva dalla “Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia”, che è stata la prima associazione di massa contro la mafia nata a Palermo e in Italia, creata da un gruppo di donne palermitane che avevano subito la violenza mafiosa nelle loro famiglie e avevano la necessità di far sentire la loro voce.
Eravamo alla fine del 1980.
Ma soprattutto è inquietante il pensiero di questa sindaca, che, pur di ostacolare Catia Silva e la presenza di Donato Ungaro in occasione della manifestazione di “Donne contro la mafia”, non esita ad inviare una lettera che ha caratteristiche censorie e impositive tipiche delle peggiori dittature.
E’ già angosciante pensare che il Comune di Brescello è già stato sciolto per ingerenze della criminalità organizzata, ma l’angoscia aumenta se, alle responsabilità del passato, aggiungiamo quelle del presente, ovvero il palese tentativo di ostacolare la libertà di parola. “Libertà di parola” vuol dire anche “responsabilità di parola”, quindi ognuno risponde di ciò che dice, Catia Silva e Donato Ungaro compresi.
E poi ci chiediamo: cosa ha paura che possa dire Donato Ungaro?
Ricordiamo comunque alla sindaca che in Italia è stata abolita la censura da parecchi decenni e che l’art.
21 della Costituzione italiana garantisce a tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione e che, in Italia, sono in vigore norme che puniscono, ad esempio, l’ingiuria e la diffamazione.
Informiamo inoltre la sindaca che nel nostro ordinamento non può esistere un controllo preventivo sul contenuto di manifestazioni organizzate da associazioni meritevoli di sostegno come “Donne contro la mafia” o “Agende Rosse”, al punto di impedirne o solo condizionarne la realizzazione, altrimenti si ritornerebbe alla situazione degli anni del fascismo, in cui le libertà di parola, espressione e associazione erano state abolite.
Ci auguriamo che i componenti della Commissione della legalità di Brescello prendano pubblicamente posizione contro il comportamento della sindaca.
Vorremmo poi far sapere alla sindaca e a tutta la sua amministrazione, che non riusciranno mai a far tacere i brescellesi onesti che vogliono esprimere il loro pensiero e vorremmo informarli che, con i loro beceri tentativi di ostacolare la libertà di parola ci stimolano a parlare di più!
Lorella Galli e Paolo Monica