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Una lettrice, Manuela Tonini insieme a Rossella Caselgrandi, mi scrive “Mi fa piacere che sia stato pubblicato il suo articolo da (La Pressa). Ne parlavo anche questa mattina con una cara amica che l’ha trovato speciale. Quel luogo meraviglioso che Lei tiene chiuso dovrebbe riaprirlo per incontri su Musica e Arte, sarebbe bellissimo... un’oasi culturale nel cuore della città”.
Ringrazio Manuela e Rossella. Il mio lavoro consiste nell’organizzazione di mostre d’arte, conferenze e concerti. I concerti variano dalla musica classica, al teatro canzone, e al teatro cabaret. Il luogo al quale le gentili lettrici fanno riferimento è l’associazione Adac con sede in Corso Canalgrande a Modena. In passato abbiamo organizzato in sede attività culturali molto frequentate. Come Manuela e Rossella hanno fatto notare, l’associazione potrebbe ancora essere un punto d’incontro e d'iniziative, così come lo è stata: lo spazio non manca (270 metri quadrati di fianco al teatro comunale).
Il Comune di Modena però non ha mai fatto lavorare la nostra associazione perché io, presidente della stessa, non faccio parte della Corte comunale. Anzi, anni fa esprimevo le mie opinioni sul Giornale di Montanelli. Quando il Giornale chiuse le pagine di cronaca modenesi, i miei articoli furono pubblicati dalla Gazzetta di Modena che aveva, allora, come direttore un giornalista vero, Antonio Mascolo. Mascolo è stato per la Gazzetta un professionista e un direttore ben lontano dall’idea di mettersi supino al servizio del Comune. Considerava la sua direzione e il giornale, uno strumento d’informazione, di libertà e di missione. I compagni locali, attraverso la prima tessera del Pd (De Benedetti), si adoperarono per mandarlo a casa perché lasciava spazio a critiche rivolte all’amministrazione comunale, con l’aggravante che lui stesso ne aggiungeva.
Brava gente i compagni modenesi: se si pensa che nei loro regimi di riferimento, i non allineanti, a metterla bene, non li trasferivano a casa loro com’è successo a Mascolo, ma in Siberia, i compagni modenesi sono davvero brava gente.
Perché non faccio iniziative aperte al pubblico nella sede di Canalgrande? La nostra associazione al Comune non ha mai chiesto nulla (cosa della quale si lamentano i miei soci), nemmeno i contributi che danno anche alle più strampalate associazioni. Siamo, e sono stato, sempre consapevole che all’Adac, e per essa al sottoscritto, avrebbero bocciato anche una mostra di Raffaello, un concerto di Salvatore Accardo, di Shlomo Mintz o Itzhak Perlman; oppure degli Oblivion nel teatro cabaret (oggi diventati famosi ma i loro primi veri concerti li organizzammo noi). Così come avrebbero bocciato gli spettacoli del Teatro-Canzone di Gaber-Luporini, mentre l’Adac, con le migliori compagnie, ne ha organizzato un elenco interminabile in Italia e anche all’estero.
Quando inaugurammo lo spazio di Canalgrande, venne a esibirsi Giorgio Gaber in veste di amico; ma non solo: il suo coautore, il pittore-scrittore Sandro Luporini, ci aveva affidato in esclusiva tutta la sua produzione pittorica. Esclusiva che dura tuttora dopo quarant’anni. Giorgio Gaber e Sandro Luporini, insieme, tennero una straordinaria conferenza presso la nostra sede, ma sono tante le manifestazioni importanti organizzate. Di Philippe Daverio, con il quale abbiamo realizzato mostre allo Spazio Oberdan di Milano, alle Terme di Diocleziano a Roma, e in numerose altre città italiane, sono collaboratore dal 2003.
Ciononostante, tutti i sindaci che si sono succeduti negli ultimi decenni non ci hanno fatto lavorare. In compenso hanno affidato incarichi a Erio Carnevali, 'pittore' definito imbianchino con sentenza del tribunale di Modena e con tanto di razionale e particolareggiata spiegazione.
In questa città le mostre e gli spettacoli sono stati affidati al cuoco Massimo Bottura; a Marco Miana, figlio dell’ex segretario della Federazione comunista, Silvio Miana, poi diventato senatore; e anche alla ex dipendente dell’ufficio sport Maria Carafoli; altre iniziative culturali a Marco Panini: membro della nota famiglia alla quale non si può dir di no. Tutti incaricati per chiamata diretta, naturalmente. E’ difficile pensare che in una città simile io possa fare iniziative a favore di cittadini che votano questa scriteriata classe politica. L’ho fatto in passato, ma poi… Giacché lavoriamo in tutta Italia, non ne vale la pena. Se in Comune vogliono che la città sia viva e culturalmente attraente hanno già i loro esperti...
Un altro dei motivi di disgusto e indignazione che mi spinge a non contribuire a rendere più ospitale e interessante la mia città con iniziative culturali, è che ho sempre constatato, con avvilimento, che nessuno degli ‘intellettuali’ di regime ha mai avuto un sussulto d’indignazione. Chi vota a sinistra ha sempre assistito alle scelte più scellerate restando silenzioso.
Dagli molti intellettuali modenesi, eccellenti “untorelli” del sapere, mai una presa di posizione: sempre allineati e attenti a non pronunciare mezza parola di perplessità, niente. Hanno girato come un branco di pecore belanti al pascolo sotto l'albero comunale in attesa che qualcosa si staccasse dal ramo: una mostra, una presentazione, un incarichetto, e altre cosette che a questi indigenti della cultura, non avendo altre prospettive, sono un sostentamento. In cambio del silenzio hanno sovente venduto un’anima che non hanno.
Abbiamo amministratori che si sono circondati di finti intellettuali, di finti ciechi fedeli per interesse, per miseria, e assenza di dignità, al Pci prima e al Pd poi: gente che fuori dalla protezione del Pd, e dalla sua succursale di piazza Grande, non beccherebbe un penny. Purtoppo non contano le competenze, ma il voto, l’appartenenza e la sudditanza.
Adriano Primo Baldi
