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Egregio direttore,
Ho letto sulla sua testata che il vescovo Castellucci sta accorpando varie parrocchie della diocesi, con il pretesto che vari paesi montani si stanno spopolando.
Poiché il medesimo provvedimento è stato preso anche per Modena, che non sta subendo alcun processo di spopolamento, vorrei sapere che cosa si cela dietro a tutto questo.
Se uno dovesse tracciare un bilancio, giungerebbe a risultati sconsolanti: ordini monastici obbligati a fare le valigie, Messe riviste alla luce di spostamenti di comunità straniere, chiese del centro storico adibite a uso laico, Cattedrale alla mercé di attori e cantanti, inciviltà cittadina imperante attorno al perimetro degli edifici di culto, scarsissima manutenzione degli stessi, tesoretti non utilizzati per restituirgli dignità.
Se poi ci spostiamo di poche decine di chilometri, vediamo che a Parma abbiamo chiese come San Francesco del Prato e San Giovanni Evangelista, che non solo sono scampate alla furia anti-monastica, ma sono state fatte oggetto di recupero architettonico e culturale in versione meramente cattolica e senza altre fantasiose declinazioni.
Non solo in Curia, ma anche a Roma sovente si sente dire che bisogna attuare una 'gioiosa anarchia interpretativa' di questi tempi. A me pare piuttosto grottesca, così come l'atteggiamento passivo di tanti abitanti della provincia, che preferiscono infervorarsi per altro.
Se non si trasforma il piombo dell'apatia nell'oro dell'azione, non ha senso lamentarsi di determinate invasioni culturali...
Con rammarico,
Erio Castelletti
Redazione Pressa
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