'Modena, microarea di Via Django sovraffollata: qui vivono 50 persone'
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'Modena, microarea di Via Django sovraffollata: qui vivono 50 persone'

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Si aggiunge l’aggravante che non è possibile rispettare alcuna norma sulla sicurezza: non è nemmeno possibile rispettare le distanze minime tra le casette


'Modena, microarea di Via Django sovraffollata: qui vivono 50 persone'
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Mi chiamo Simonetta Malinverno e assieme alla mia famiglia vivo in Via Django. Mi faccio portavoce per diversi miei coinquilini e conoscenti abitanti di altre microaree nel suolo modenese, per rispondere all’articolo pubblicato sul giornale online “La Pressa” lo scorso 18 giugno.
Nell’articolo venivano citate con precisione le cifre stanziate dal Comune con la finalità di ripristinare l’impianto idrico ed elettrico presso la microarea di Via Django.
Come prima cosa ci tengo a precisare che le persone che vivono in quella microarea non sono “nomadi”, come le definisce chi scrive l’articolo, perché viviamo tutti stabilmente nell’area; infatti, quasi nessuno di noi che viviamo qui si sposta per andare a fare fiere con giostre. Pertanto, le necessità di impianti idrici, fognari ed elettrici funzionanti e a norma sono le stesse di tutti coloro che risiedono stabilente in un’area.

Necessità che al momento non sono soddisfatte in nessuna delle microaree esistenti sul suolo modenese: abbiamo luce ed elettricità, ma gli impianti sono carenti, datati e insufficienti; quasi sempre, invece, mancano gli impianti fognari, o non sono mantenuti a dovere con conseguenti elevati disagi.

 

Per quanto riguarda, poi, la definizione di microaree, ci teniamo a far presente che questi spazi secondo la legge regionale dovrebbero ospitare non più di 15 persone, si potrebbe arrivare a 30 massimo ma in questo caso si dovrebbe parlare di due microaree attigue e indipendenti. E qua abbiamo il primo grosso discostamento dalla legge regionale, in quanto nella sola microarea di Via Django vivono almeno 50 persone, di conseguenza si ha un elevato sovraffollamento.
Al sovraffollamento si aggiunge l’aggravante che non è possibile rispettare alcuna norma sulla sicurezza: essendo sovraffollata non è possibile rispettare le distanze minime tra le casette (dato che per legge il perimetro della microarea non può essere superato) e non sono stati forniti i presidi minimi per l’antincendio.
Di conseguenza pensiamo che gli ingenti fondi che dovrebbero essere stanziati andrebbero a essere spesi per interventi non utili, che avrebbero la pretesa di sanare un luogo che dovrebbe invece essere ripensato completamente.

 

A titolo di esempio, vorremmo condividere il fatto che esiste un disegno di legge che non è mai stato messo in vigore e che riteniamo potrebbe portare molte migliorie a diverse nostre situazioni: è quello che riguarda la possibilità di creare piccole microaree private. Fare entrare in vigore questa legge consentirebbe a tante famiglie di rendersi indipendenti e autonome, liberare gli spazi di proprietà del comune e prendersi cura in autonomia del proprio spazio abitativo.

 

Abbiamo appreso attraverso l’articolo del giornale che la decisione sarebbe già stata presa: ci dispiace molto, perché ancora una volta vengono prese decisioni per noi senza interrogare la nostra comunità. Chiediamo di essere resi partecipi delle decisioni che ci riguardano, per essere aiutati a diventare sempre più autonomi: oggi vorrei spiegare che non vogliamo assolutamente che ci vengano erogati gratuitamente fondi che non ci spettano, non vogliamo essere considerati dei “parassiti”, e non vogliamo che si alimentino pregiudizi e stereotipi nei nostri confronti. Non vogliamo, infatti, in alcun modo sottrarci alle nostre responsabilità, da quelle genitoriali a quelle lavorative e abitative; siamo costantemente attivi per migliorarci in questi aspetti, vivendo la città nel rispetto per l’ambiente e per il prossimo.
Simonetta Malinverno

Redazione Pressa
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