Opinioni Lettere al Direttore

Modena, quella lapide è uno sfregio alla memoria di Ciro Menotti

Modena, quella lapide è uno sfregio alla memoria di Ciro Menotti

L’attacco a storia e memoria si compie paradossalmente nello spazio dell’edificio simbolo del sacrificio di tanti soldati per l’indipendenza d’Italia


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Gent.mo Sig. Direttore,

la religione civile degli Italiani verrà minata, sabato 22 novembre, quando verrà scoperta una lapide inneggiante al piccolo Ducato Austro-Estense, sulla facciata dell’Accademia Militare di Modena.

Ogni popolo necessita di una memoria condivisa, una religione civile, una mitopoiesi che fornisca il supporto ideale della comunità nazionale, dia un senso alla costruzione statale, unisca la Nazione attorno alla forma di Stato scelta dalla maggioranza dei cittadini.

Il mito fondante dell’Italia è il Risorgimento nazionale, dopo secoli di divisioni in stati e staterelli, servi di potenze straniere, iniziato con le rivoluzioni giacobine a fine diciottesimo secolo, per l’Unità d’Italia ed il raggiungimento di Statuti democratici, coronato dalla Vittoria, il 4 novembre 1918, nella Quarta Guerra d’Indipendenza. Dopo l’infausta parentesi fascista, il nuovo riscatto nazionale iniziato con l’abbattimento del regime, intrapreso con la Resistenza, attuato con la Liberazione, completa la memoria condivisa e fornisce il senso, la mistica del vivere civile in una comunità nazionale, patriottica senza essere sciovinista.

Io credo che i princìpi di libertà e democrazia debbano sostanziarsi, dando a chiunque la libertà di esprimere qualsivoglia idea, purché le armi usate siano solo carta, penna e calamaio.

Quindi lasciamo pure ai nostalgici d’insignificanti staterelli sepolti dalla Storia esaltare quanto si stesse bene
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sotto Duchi, Papi, Borboni, quando a loro dire gli Italiani vivevano felici, con un’aspettativa media di vita di trent’anni, analfabeti, preda di grossolane superstizioni, stentando una vita poverissima in un’economia basata sull’agricoltura di sussistenza.

Le idee antiscientifiche più bislacche, le apologie della fatidica mascella e del baffo maledetto che più disturbano la coscienza comune, a mio sommesso avviso dovrebbe essere consentito esprimerle, solo con la parola beninteso, in un quadro di assoluta libertà delle manifestazioni del pensiero.

Terrapiattisti di tutte le fatte unitevi! Sorgete, sfogatevi!

Diverso però è pretendere di occupare, io dico usurpare, gli spazi pubblici nei quali si ergono i monumenti che sanciscono la Storia condivisa, il sentimento civile sul quale si fonda l’esistenza stessa della Nazione, l’argine a sentimenti di disgregazione della Società.

Non è possibile che nella stessa Piazza Roma (si noti il nome) si fronteggino il monumento a chi è stato impiccato, ghigliottinato, fucilato per la libertà d’Italia, e il monumento a chi ha fatto impiccare, ghigliottinare, fucilare per mantenere in vita un ducatino servo d’un impero austriaco già in fase di disgregazione.

Come (per ora) non si erigono monumenti ai repubblichini uccisi accanto a quelli dei Martiri Partigiani.
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Si potrebbe continuare, non si può celebrare con una statua l’illustre scienziato e mettergli per par condicio accanto la statua alla fattucchiera, e così via.

L’attacco a storia e memoria si compie paradossalmente nello spazio dell’edificio simbolo del sacrificio di tanti soldati per l’indipendenza d’Italia, quando governa quella destra che più di tutti ha coltivato l’idea di Patria e orgoglio nazionale, nel tempo in cui si conservano religiosamente i monumenti del passato senza minimamente alterarli (tranne questa volta).

Rimuoviamola!

Grazie, i miei ossequi,

Paolo Seghedoni-Modena

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