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Gentile Direttore,
le scrivo per segnalarle una vicenda kafkiana avente ad oggetto il ripetuto diniego ad accedere al vaccino da parte della Ausl di Modena.
Ho 52 anni e una malattia autoimmune, che in altre regioni (Sicilia e Calabria, ad esempio) consente di accedere alla vaccinazione. In Emilia Romagna, no. Ho sempre curato questa patologia privatamente, quindi non ho esenzioni: sono pertanto sconosciuta al SSN.
Da mesi sto chiedendo, anche per iscritto con tanto di documentazione allegata, di accedere al vaccino, e non ho mai ricevuto risposta. La corrispondenza con la Ausl di Modena non ha mai avuto riscontro nè ho avuto risultati attraverso ripetute telefonate con il Servizio Igiene Pubblica della Ausl.
La settimana scorsa c’è stato un momento in cui sembrava che avrei potuto essere inclusa tra i pazienti fragili benché non gravi, previsti dalla Direttiva Figliuolo, ma tale possibilità è stata smentita da una successiva telefonata dai toni, a volere essere eufemistici, surreali, e il tentativo di includermi tra coloro che hanno patologie, da parte del medico di base, non ha avuto successo in quanto le segnalazioni dei fragili sarebbero ferme e si procederebbe solo per classi di età.
Ma la cosa effettivamente sconcertante è data dal fatto che mentre le altre regioni, incluse le vicine Veneto e Lombardia (la tanto vituperata Lombardia) partono serenamente con le vaccinazioni dei cinquantenni o sono già partite, l’Emilia Romagna, in evidente, più che plausibile, difficoltà, soltanto nella tarda serata di ieri ha emesso un comunicato il quale, di fatto disattende la direttiva Figliuolo.
Infatti, mentre essa consente ai cinquantenni, fino alla classe 1971, di accedere alle prenotazioni da lunedì, l’Emilia Romagna scompone i due gruppi, consentendo solo ai 55enni di prenotare all’inizio della settimana, mentre i cinquantenni sono dirottati, da giovedì, sui medici di famiglia, sui quali graverebbe incredibilmente l’onere di procedere alle prenotazioni ed alle somministrazioni.
È evidente come il sistema, in evidente difficoltà, di fatto finga di consentire a noi cinquantenni di accedere all’immunizzazione, ma sappiamo tutti benissimo che i medici di famiglia, gia oberati di carichi, non potranno, non per loro volontà, fare fronte alle nuove incombenze. Peraltro è ben noto che i medici di base possono procedere alla somministrazione di vaccini soltanto a vettore virale, non adatti a persone con patologie come la sottoscritta, e non è dato sapere se e quando e come verranno forniti delle dosi.
Vede, direttore, qualche tempo fa (qui l'articolo) il professor Galli ha rimproverato il presidente della nostra Regione di ricorrrere ad artifici retorici e verbali quando si trova in difficoltà, e la mossa di ieri sera della Regione, di fatto, non mi sembra dissimile. È evidente come la Regione, per motivi a noi ignoti, non sia in grado di fare accedere questa categoria di età, mentre le altre non hanno problemi.
A questo punto, tutto questo stride con la retorica di Bonaccini, che vorrebbe la regione preparata ed organizzata qualora le dosi arrivino, perché se le altre regioni non hanno problemi, non può essere una questione di rifornimenti.
E intanto, comunque, con le patologie sopra descritte, mi vedo sbattere l’ennesima porta in faccia. Da mesi. Nella civilissima ed organizzatissima Emilia Romagna.
La ringrazio per l’attenzione
Katia Goldoni