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'Ospedale di Pavullo umiliato, non ci stiamo'

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'Ci sembra davvero che qualcuno voglia camuffare con discutibili pareri tecnici delle scelte politiche che in mancanza di ?copertura' sarebbero molto scomode'


'Ospedale di Pavullo umiliato, non ci stiamo'
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Non ci stiamo a vedere denigrato il nostro ospedale in questo modo. Non così e non in questo momento. L’ospedale di Pavullo non sarà forse il migliore d’Italia, ma possiede un cuore grande, fatto di medici, infermiere e personale che ogni giorno danno il massimo e mettono le loro preziose competenze a disposizione della popolazione montana. Non ci stiamo a sentirci dire dal sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli che chiudere Pavullo sarebbe ‘un gesto di civiltà’: un gesto di civiltà sarebbe difendere e garantire agli abitanti della montagna gli stessi servizi sanitari che hanno quelli di pianura, non sottrarli e ridimensionarli in modo vile e arrogante.

E poi, alla faccia della coerenza, non era forse Giancarlo Muzzarelli che vent’anni fa, quando muoveva i primi passi in politica, si guadagnava un solido consenso difendendo strenuamente il presidio ospedaliero di Fanano? È piuttosto curioso osservare che la stessa persona che pochi anni orsono difendeva la sanità in montagna ora ci viene a presentare lo smantellamento di un reparto vitale come cosa utile e propositiva.

Queste sono cose che in politica capitano, tuttavia è bene non finiscano nel dimenticatoio. Ma veniamo alla tanto acclamata questione sicurezza del punto nascite di Pavullo, sulla quale persino dei nomi altisonanti di medici del distretto sanitario hanno sentito il bisogno di pronunciarsi. I casi sono due: o le criticità si sono manifestate improvvisamente negli ultimi mesi oppure sono presenti da tempo. Nel primo caso la soluzione è semplice: occorre mettersi intorno a un tavolo e valutare provvedimenti costruttivi volti a risolvere i problemi. Se invece i rischi sono presenti da tempo, perché in questi anni la direzione dell’Usl e i responsabili sanitari non hanno fatto nulla per porvi rimedio? Se è così le responsabilità per la direzione e le figure dirigenziali sono piuttosto gravi.

La dottoressa Galassi, che è tra i firmatari del documento di accusa, è ormai primaria del reparto di Ginecologia da tre anni, possibile che solo questo mese abbia realizzato che vi sono delle criticità?

A qualche malizioso potrebbe quasi venire in mente che si sia lavorato a discapito di Pavullo, per creare condizioni sfavorevoli che potessero alla fine legittimare la scelta di chiusura del reparto. Come pure qualche malizioso potrebbe trovare curioso il fatto che da anni non sia mai stato indetto un concorso per medici di ruolo: la direzione sanitaria si è limitata ad inviare personale precario il quale, legittimamente, non appena intravedeva la possibilità di conquistare altrove un posto fisso, chiedeva il trasferimento. E perché al personale di Pavullo non è stato consentito di accedere ai corsi di aggiornamento? Per non parlare del fatto che da tempo si sia fatto poco o nulla per risolvere le limitazioni strutturali presenti. Da quanti anni sentiamo annunciare restauri e investimenti che poi vengono puntualmente rimandati? E infine come ciliegina sulla torta la sentenza, emessa da medici di altri ospedali del distretto, che definirebbe Pavullo un luogo non sicuro in cui partorire. Queste persone di Carpi, Modena e Sassuolo conoscono così bene Pavullo da sentirsi libere di emettere simili condanne? Tra l’altro senza accompagnare le loro pesanti affermazioni da dati reali! E tra l’altro senza un briciolo di rispetto per le riconosciute competenze e la professionalità dei colleghi che da anni operano in montagna! Ci sembra davvero che qualcuno voglia camuffare con discutibili pareri tecnici delle scelte politiche che in mancanza di ‘copertura’ sarebbero molto scomode. Ma non è finita qui: ci viene annunciato trionfalmente che per le partorienti di montagna saranno messi a disposizione appartamenti in prossimità degli ospedali di pianura, ove le future mamme potranno recarsi nei giorni precedenti il parto. Punto primo: se la provincia e l’Ausl hanno fondi tali da potersi permettere di investire nel campo immobiliare, non sarebbe forse meglio che rivedessero il piano di spesa e concedessero risorse a Pavullo per mettere in piena sicurezza i reparti e i servizi ritenuti carenti? Punto secondo: probabilmente certi politici o dirigenti non hanno ancora capito che i kilometri di strada in montagna hanno un peso diverso da quelli di pianura, specialmente quando si deve fare fronte a una emergenza; in quel caso non c’è appartamento che tenga, è la presenza di servizi e personale valido e formato in montagna a fare la differenza. Muzzarelli ha un bel coraggio a spiegare, a modo suo, come si affronti un distacco di placenta. Qualunque medico serio e super partes sa benissimo che nel momento in cui tale emergenza si manifesta si ha mezz’ora di tempo per intervenire, o i rischi per il bambino e la madre diventano veramente seri. Purtroppo a quanto pare tra il mantenimento dei servizi essenziali in montagna e il buon senso, spesso si mette di mezzo la carriera politica, e allora non ci sono più né coscienze né buon senso che tengano.

 Davide Venturelli


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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