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Buongiorno,
Sono una cittadina italiana, insegnante di ruolo. Porto alla vostra attenzione quanto ho capito, con possibili imprecisioni, e quanto sta capitando in queste settimane e giorni.
Nel mondo della scuola pubblica i docenti e gli alunni sono sottoposti a 'tamponamenti' di massa: intere classi, in cui si sono presentati casi di positività al tampone, più i docenti di tali classi. Che i cosiddetti casi siano sintomatici o no non fa differenza. Tuttavia, alunni e insegnanti il giorno stesso del tampone debbono recarsi al lavoro e pure i giorni successivi, in attesa dell'esito.
Ciò non accade in altri posti di lavoro, dove si sta a casa in attesa dell'esito.
Se poi c'è un caso positivo, ricomincia il circo dei tamponi. Alcuni colleghi sono al secondo tampone. Anche alcuni alunni.
A me toccherà domani mattina il primo tampone.
Ho chiesto alla Dirigente: posso sottrarmi al tampone, ma dovrò fare la quarantena lo stesso. Ho chiesto ad altri: la quarantena a seguito di rifiuto del tampone non è coperta da Inps, quindi dovrei chiedere 15 giorni di ferie, ma i docenti non hanno tali giornate di cui usufruire durante l'anno scolastico, perciò dovrei prendere due settimane di aspettativa non pagata. Non me lo posso permettere.
E qui finisce la mia libertà. Addio articolo 32 della Costituzione.
Da quando in qua per esercitare un diritto sancito dalla Costituzione si deve pagare con la rinuncia allo stipendio?
La Costituzione è seppellita, la mia libertà pure. Il consenso informato è piuttosto un consenso estorto.
Che fare?
Maria Teresa Pelloni
Redazione Pressa
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