Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Tasse, tasse e ancora tasse, accompagnate da qualche tentativo di riforma del mondo del lavoro e della pubblica amministrazione che hanno avuto come unico risultato quello di scontentare tutti: industriali, sindacati, cittadini pensionati. In questo si può riassumere l'azione del tanto invocato governo Lega M5s, a 13 mesi dal suo insediamento.
Gli italiani, i modenesi , gli emiliani sono chiamati a continui sacrifici senza che sia visibile alcun risultato positivo. Il debito pubblico non è mai aumentato tanto come da quando abbiamo il governo Salvini Di Maio che avrebbe dovuto salvare l'Italia. La nazione continua ad essere malata e la tanto promessa guarigione diventa sempre più un miraggio al quale sempre in meno credono.
In questa situazione disastrosa tuttavia delle soluzioni sarebbero possibili. A patto di accettare un presupposto: le cose non possono più funzionare come prima.
Non è possibile ristabilire le condizioni vigenti prima della crisi. Il mondo è cambiato, l'economia è cambiata e di conseguenza anche l'Italia deve cambiare. Noi federalisti autonomisti indipendentisti e chi si riconosce abbiamo ben chiaro questo fatto. Siamo gli unici che abbiamo portato sul tavolo della politica e delle riforme alcune proposte di rinnovamento radicale che potrebbero veramente risolvere gran parte dei problemi che ci attanagliano. E forse in questo hanno origine gli assordanti silenzi che riceviamo come violenti attacchi attacchi che ha che riceviamo dagli organi d'informazione.
Noi indipendentisti autonomisti federalisti spesso dotati di intelligenza lucida e prospettica, abbiamo una strategia per aggredire il problema basilare del debito pubblico italiano. Si tratta di regionalizzare il debito. In altre parole ogni Regione italiana si deve assumere il carico di una parte del debito pubblico nazionale in proporzione alla propria popolazione, con l'obiettivo di farlo calare o, in alternativa, di sopportarne gli oneri.
È ovvio che questa soluzione, che imporrebbe alle regioni una gestione virtuosa dei propri soldi pena il tracollo del bilancio, per avere senso e poter essere applicata deve essere preceduta da una radicale riforma istituzionale che assegni alle Regioni stesse una estesa e reale autonomia. Alle Regioni deve essere dato pieno potere fiscale, al posto e non in aggiunta a quello dello Stato centrale, devono godere di ampie libertà nel campo delle contrattazioni sindacali e del lavoro, e devono gestire il welfare e i servizi sociali in base alle proprie esigenze e secondo la propria cultura, impedendo che subiscano una deriva nel campo del paternalismo o peggio del clientelismo.
È possibile una simile riforma dello Stato? Sul fatto che sia possibile nutriamo purtroppo fondati dubbi. Di sicuro sappiamo che è necessaria. Il grande ostacolo come sempre è rappresentato da quell'insieme di interessi consolidati che si riunisce nei palazzi romani e che teme ogni cambiamento che potrebbe mettere in discussione il suo potere. La spinta al cambiamento non verrà mai dall'alto. Non verrà dai partiti che hanno come unico obiettivo la loro sopravvivenza, anche se questa è in palese contrasto con le politiche necessarie al risanamento della nazione. Non verrà dalla Lega del capitano Salvini e dalla sua combriccola, insediati ora ai vertici dello Stato. Non verrà dall'Europa che, così com'è strutturata, non rappresenta gli interessi e i bisogni dei popoli che la compongono ma esclusivamente le volontà e i desiderata di una ristrettissima oligarchia burocratica ed economica priva di legittimazione democratica.
La spinta può venire solo dal basso. Possono essere solo i popoli a prendere in mano il loro destino e a imporre alla politica e ai governi quelle soluzioni, che pure esistono, necessarie a risollevare socialmente ed economicamente l'Italia.
La soluzione è una sola: rendere le Regioni responsabili delle spese e dei debiti dello Stato. Solo così si possono eliminare gli sprechi, rilanciare l'economia e restituire un po' di ottimismo alle nostre genti. L'alternativa è solo il disastro. Per questo noi Federalisti autonomisti indipendentisti, oggi abbiamo un’enorme responsabilità, quella di cambiare le cose, opponendo ai danni di Lega e M5s la forza del Progetto principe del nostro movimento: il federalismo, unica medicina per un’Italia che sta morendo soffocata. E’ una responsabilità che tutti dobbiamo sentire, da cui deve nascere la spinta a scendere in piazza, ad allestire gazebo, a convincere amici, a ‘battagliare’ nei consigli comunali. Questo è il motivo per il quale ho scelto la lista civica Modena ora con Cinzia Franchini, candidato sindaco per Modena che nel suk della politica è preparata, il programma ambizioso ma realizzabile. Ciascuno di noi può essere il primo motore del cambiamento. E quando un popolo cammina può piegare la storia”.
Stefano Bellei