Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che il Sig. Marcello Costantino ha inviato al Sindaco di Modena con alcune considerazioni sul finanziamento pubblico del progetto della nuova Casa delle Donne di Modena e della condizione nella quale versano molti 'padri separati' che vivono in città.
Buonasera sig. Sindaco,
nelle settimane precedenti ho avuto modo di leggere del finanziamenti da 1,2 milioni di euro per consentire la realizzazione della nuova sede per la Casa delle Donne, attraverso la ristrutturazione e l'ampliamento della sua nuova sede all'interno di Villa Ombrosa, in zona Vaciglio.
Credo sia giusto che la giunta comunale supporti associazioni che tutelano i diritti di persone che subiscono soprusi e si trovano in uno stato di difficoltà.
Sono dell’opinione che una somma di tale consistenza, specie in un periodo di così grande difficoltà economica, sarebbe stato più opportuno fosse destinata alle assistite dell’UDI, visto che tra loro ci sono donne in grande difficoltà e l’UDI una sede ce l’ha già.
Del resto lo spirito di un’associazione che tutela diritti è il concreto, e non l’apparenza e, mi perdoni, ma una villa del ‘700 forse non tiene il “low profile” che – a mio avviso – sarebbe più opportuno.
Lei, sig. Sindaco, rappresenta un partito che ha sempre fatto dell’uguaglianza, della difesa delle minoranze e dei più bisognosi la propria battaglia principale, e mi stupisce che, come – giustamente – la giunta sia stata vicina all’UDI, non abbia mai pensato a una tutela di padri separati, non è mistero, che oggigiorno sono i nuovi poveri, spesso e volentieri, per logiche astruse, costretti in stato di indigenza e mortificati, sviliti, davanti ai propri figli.
Io non conosco la sua situazione familiare, onestamente non è cosa che mi riguarda, ma lei è un uomo e la invito a un esercizio: provi a immaginare di avere un bimbo di 8 anni e una bimba di 4, di avere uno stipendio di 1.
200 euro al mese, dover pagarne 400 di mutuo, 200 di mantenimento alla propria ex moglie, e altri 400 per mantenere i due figli.
Una ex moglie che la svilisce davanti ai propri figli, che fa di tutto per impedire di frequentarli, che dice ai suoi bimbi che il nuovo compagno è il “patrigno” e che egli fa le sue veci.
Si rivolge ai Servizi sociali che non possono far nulla perché serve il disposto di un giudice al quale si può rivolgere solo tramite un legale, e i soldi non li ha.
Invece sua moglie, che vive nella casa dove paga il mutuo insieme al “patrigno” (che non tira fuori un soldo) giusto per ripicca, coi soldi del suo mantenimento – che se non paga puntuale commette reato – magari le pianta una bella denuncia per stalking sbandierando le 5/6 telefonate al giorno che prova a fare ai suoi figli per parlarci e alle quali la moglie risponde e dopo 3 secondi riattacca la chiamata (e sappiamo che qualche avvocato “di parte” che si presta, purtroppo c’è).
Non ha il gratuito patrocinio perché 1.200 euro di stipendio le prende, ma non sa come pagare un avvocato, sia per difendersi da quest’accusa, sia per rivedere gli accordi di separazione, sia per tutelare il suo rapporto con i suoi figli.
Sarebbe costretto a vivere in macchina, non avrebbe un posto dove ospitare le proprie gioie, sarebbe visto dai propri figli come un barbone, non avrebbe un posto dove ospitarli. Psicologicamente dopo pochi anni ne uscirebbe provato (così la sua ex moglie potrebbe chiedere un bel provvedimento restrittivo nei suoi confronti).
La situazione che ho prospettato è estrema, ma non lontana dalla realtà. Di padri in condizioni di indigenza ce n’è molti.
A me personalmente, da papà, un pensiero così mette il nodo in gola.
Perché non avete pensato a una “casa del padre separato”? Un luogo dove i padri in condizioni di indigenza possano avere un appartamentino con una cucina, una camera e una cameretta per ospitare i propri bimbi.
Non ha mai pensato alla torre più piccola dell’R-Nord? Contestualmente si potrebbe svuotare di delinquenti l’edificio e destinarlo a chi ne ha più bisogno.
Ne guadagnerebbero tutti e farebbe felici tanti bimbi, mentre a una donna che subisce violenze interessa essere protetta, andare in via Del Gambero o in una villa del ‘700 non cambia nulla.
Ci pensi. Se volesse un confronto, sarei fiero di trasmetterle le mie idee.
Marcello Costantino