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La gente c'era ma non tanta quanta i 5.300 abbonamenti venduti potevano, e forse dovevano, garantire. I tifosi c'erano ma non tanti quanti ci si potesse aspettare, e non c'erano bambini, ragazzini, come quello fotografato nella campagna abbonamenti. La squadra c'era, ma nonostante la carica dei giovani, sembrava già vecchia. Come atteggiamento, come dose di entusiasmo, che nemmeno lo sforzo immane di Marco Nosotti nella sua veste di presentatore ricercatamente e forzatamente simpatico (che poi alla fine lui simpatico lo è), è riuscito ad incrementare. Perché se non fosse stato per i suoi sparuti richiami ed i suoi inviti all'applauso, il pubblico, tifo compreso, in platea avrebbe potuto essere scambiato, alla vista, per quello al concerto di Paolo Fresu. Attento, ma silenzioso, a tratti annoiato. Che quando la bandiera gialloblù si levava alle spalle della platea, sembravano due mondi separati.
Ed è così, non si sa bene il perché, che qualcosa mancava, ieri sera, insieme al primo risultato utile in Coppa Italia che avrebbe regalato un pizzico in più all'atmosfera della serata. Un pizzico però. Che non avrebbe forse bilanciato più di tanto quel qualcosa di indefinibile (chiamala anima, chiamalo spirito o semplicemente entusiamo), che mancava anche nella foto di gruppo con il sindaco, l'assessore Guerzoni la dirigenza, la presidenza, lo staff tecnico, i dipendenti e la squadra. Tutti insieme, a cui non si può e non si deve togliere nulla per l'impegno profuso fare rinascere il Modena dopo gli anni in cui a quei colori era stato tolto tutto, compreso la dignità, ma attraversati da una dose di malinconia per un Modena che non c'è più e nonostante la reunion tra Amadei, Sghedoni, e in seconda Battuta di Galassini e Morselli non si è convinti che possa ritornare.
Perché in questa ottica anche le figure di Gozzi e di Perna continuano a rappresentare il passato che un nuovo futuro. La squadra sarà anche in crescita, come hanno sottolineato il ds Tosi e mister Apolloni - ma nei volti e negli sguardi di quei ragazzi che basta avere 45 anni per vederli già come propri figli, passare come star annoiate a sedere, così come sul palco e, poi, lasciando i giardini. Forse anche Tosi ed Amadei, uomini di grande esperienza, si saranno accorti che lo spirito, in quei giovani ed in quel gruppo, non è quello giusto. Che così non basta per vincere il campionato in una categoria così difficile. Perché quel gruppo visto sembra già sazio, mentre gli altri, modello Mezzolara, hanno fame, tanta fame. E spirito, tanto spirito. E quella luce negli occhi, che ieri sera, non abbiamo visto.
Perché non è nell'annunciarsi e nel definirsi con frasi più o meno ritrite già come gruppo affiatato, capace di quell'alchimia che può fare la differenza, in crescita motivazionale e tecnica nonostante una sconfitta che pur in coppa Italia brucia, depositari di quella capacità e di quella volontà di 'lottare come leoni', di giocare 'ogni partita come fosse una finale', che poi tutto questo lo si è davvero. Perchè bisogna dimostrarlo sul campo ogni partita. E se l'esordio è un precedente, non è stato proprio dei migliori. Perché frasi così hanno riempito negli anni passati, anche recenti, pagine di giornali. Pronunciate dai Gozzi di turno, tornato a Modena dal Cittadella per riscattare l'addio amaro nell'anno della retrocessione, o dai Crespo, e dai Pavan, che poi si è visto, pur facendo la tara delle responsabilità tecniche e societarie, cosa è successo.
E allora forza ragazzi, forza Modena, tira fuori quello spirito che è mancato ieri sera perché solo cosi quei calici sollevati alla luna potranno di nuovo brillare, meritatamente. a fine campionato, e accendere nuovamente i cuori
Gi.Ga.