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Continuano gli appuntamenti del sabato con la nostra rubrica, Le donne di Modena.
Zighereda. Davanti ad un profumato the eritreo alla cannella e cardamomo mi racconta la sua storia e la sua missione, di quando nel 1975, in piena adolescenza, lasciò la sua terra, l’Eritrea, per una guerra civile che per trent’anni segnò il tormentato destino di due popoli.
In Italia si stabilì inizialmente a Bologna dove completò i suoi studi e iniziò a lavorare. Si spostò in seguito a Modena sposata e con una bimba.
E’ qui che inizia a notare un aspetto tuttora cruciale della nostra società, una evidente difficoltà delle persone emigrate, in particolare le donne, nell’integrarsi e nell’orientarsi all’interno del sistema e della società modenesi. Zighereda capisce che queste donne lontane dai loro paesi e dalla loro cultura devono essere aiutate e guidate nei primi passi verso l’inclusione sociale.
Decide così di creare un’associazione.
“Io di carattere sono molto aperta, sono molto disponibile. Vedevo però le donne immigrate che non riuscivano a socializzare e mi è venuta l’idea di costituire un’associazione”.
“Di solito ogni associazione è formata da persone di una stessa e unica nazionalità, ad esempio quella filippina o marocchina. Ma io ho detto No. Se devo fare quella eritrea cosa imparo? Niente. La mia associazione è costituita da donne di diverse nazionalità, culture, religioni. Questa è stata la ricchezza”.
Nel 1995 nasce in questo modo Donne nel Mondo, la “seconda figlia” di Zighereda come ama denominarla, uno spazio dedicato alle donne immigrate in Italia per fornire aiuti concreti, corsi di lingua italiana, informazioni pratiche sulla città di Modena.
“Inizialmente c’era la difficoltà della lingua quindi abbiamo organizzato un corso di italiano. Poi le accompagnavamo in Comune, in questura o nell’inserimento scolastico.
Abbiamo fatto anche un corso per andare in bicicletta e aiutarle ad essere autonome” ci spiega sorridendo.
Al giorno d’oggi Donne nel Mondo è un’associazione modenese riconosciuta a livello internazionale che porta alto il vessillo dell’inclusione sociale,del contrasto al razzismo e della disinformazione, impegnata in diversi progetti sociali.
Uno dei più noti nasce nel 1998 e ha luogo nelle scuole secondarie di Modena. Si articola in brevi incontri nelle classi prime dell’Istituto Selmi nei quali si discute intorno a due parole fondamentali: inclusione (non integrazione, parola “abusata” come tiene a precisare Zighereda) e immigrazione.
“In 50 minuti mi presento come eritrea, dico qualcosa sul mio paese d’origine. Dopodichè parlo di cosa significa immigrazione mostrando tutti i dati degli immigrati presenti sul territorio, discriminazione, razzismo. Spiego che l’immigrazione è un’opportunità, mentre qua è percepita come un problema, un disagio, ma non è così. Bisogna capire perchè queste persone vengono, non è una passeggiata lasciare la propria casa, il popolo, la cultura. C’è una motivazione”.
“Ahimè, ci sono anche clandestini, ma clandestini non vuol dire delinquenti. Un delinquente non ha colore, nè nazionalità e come tale deve essere punito, punto”.
Oltre a instaurare un dialogo Zighereda mostra nelle classi i vestiti tradizionali del suo paese natale e invita ad indossarli, sempre super contesi da ragazzi colmi d’entusiasmo. Durante la seconda ora d’incontro, invece, varie donne dell’associazione mostrano oggetti tipici delle loro tradizioni, come ad esempio le tipiche uova dipinte della tradizione e dell’arte ucraina o il gustoso dulce de leche argentino, una crema dolce spalmata su biscotti da offrire ai ragazzi, e molte altre particolarità.
“I ragazzi sono interessati, alla fine degli incontri fanno delle brevi relazioni e piango sempre quando le leggo. Gli dico sempre di raccontare l’esperienza ai loro genitori, è importante confrontarsi”.
Con questo progetto Zighereda e le ragazze dell’associazione hanno incontrato più di 26000 studenti, inizialmente sia in scuole materne che elementari e medie, mentre ora operano solamente nella scuola superiore Francesco Selmi, nonostante molte scuole in Emilia Romagna continuino ad invitarle nelle loro aule per affrontare il tema con i ragazzi.
In futuro Zighereda si augura che sempre più scuole aprano le porte delle loro aule a queste importanti tematiche d’inclusione e che sempre più cittadini possano mettere in discussione e abbandonare l’odio infondato che il sistema mediatico italiano contribuisce a diffondere.
Francesca Riggillo