Dossier inceneritore: la storia dell'impianto di Modena
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Dossier inceneritore: la storia dell'impianto di Modena

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Pubblicheremo il dossier in più puntate ogni mercledì e venerdì. Cominciando oggi dalla storia dell'impianto, Assistiamo comunque a un capovolgimento di fronte:? l'impianto non più al servizio della comunità ma al contrario la comunità al servizio dell'impianto, costretta a cercare rifiuti ogni dove, anche fuori provincia per alimentare una siffatta grossa macchina


Dossier inceneritore: la storia dell'impianto di Modena
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Il Comitato Modena Salute e Ambiente, uno dei protagonisti della opposizione al raddoppio dell’inceneritore, ha realizzato per la Pressa un dossier dettagliato che fotografa attraverso le cifre diffuse dal gestore stesso (Hera) la situazione dell’impianto modenese che brucia ogni anno oltre 200mila tonnellate di rifiuti. Un quadro che contribuisce al dibattito sul tema-rifiuti, sulle sue ricadute ambientali ed economiche, e che racconta di come Modena sia diventata negli anni uno dei poli dell’incenerimento in Italia.

Pubblicheremo il dossier in più puntate, il mercoledì e il venerdì.

Cominciando oggi dalla storia dell’impianto.

Si tratta dunque di un resoconto effettuato da una delle parti in causa, ovviamente qualora Hera o altri soggetti interessati volessero replicare, La Pressa ospiterà ogni intervento.

1975: Si comincia con 60.000 (circa) tonnellate anno, su 2 linee (forni) di incenerimento uguali (2x30.000 cad.

), in affiancamento alla discarica tradizionale di via Caruso, quindi parte inceneriti e parte in discarica.

1995: Si raddoppia una prima volta arrivando a 120.000 (circa) tonnellate anno, ottenute aggiungendo una 3° linea  da 60.000 t/a alle  2 linee di incenerimento preesistenti , sempre in affiancamento alla discarica tradizionale di via Caruso, quindi ancora parte inceneriti e parte in discarica. 

1997: Nasce M.E.T.A. (Modena Energia Territorio Ambiente) dalla fusione delle due municipalizzate locali AMIU e AMCM. Lo spirito è di servizio alla comunità.

2002: Nasce HERA dalla fusione di 11 multi-utility emiliano-romagnole. Per ora non ci riguarda, ma in seguito…

2002: Il Comune di Modena, allora unico proprietario, si autocandida per un ulteriore raddoppio, fino a 240.000 t/a aggiungendo una 4° linea e abbandonando la discarica di via Caruso.

2003: Meta quotata in Borsa.

2003: Meta produce lo Studio di Impatto Ambientale (del raddoppio), per avviare l’iter autorizzativo.

Di questo documento risulta molto importante il capitolo 16: Salute Pubblica. Ce ne occuperemo in seguito.

2004: Si conclude l’iter progettuale-autorizzativo e  la Conferenza dei Servizi  esprime parere favorevole  al raddoppio  da 240.000 t/a su 4 linee.  In questa versione il minino bruciabile è di 30.000 t/a tenendo accesa la sola linea 1 o 2.

2004: Il raddoppio di Modena si inserisce perfettamente nel contemporaneo aggiornamento degli  altri inceneritori del gruppo Hera (coincidenza !!) ma Modena diventa il più grosso del gruppo.

2005:  Il Comitato Modena Salute e Ambiente segnala la possibilità di filtri migliori al camino (tecnologia SCR) e ne ottiene l’inserimento nel progetto definitivo.

2005:  25/05/2005 La provincia autorizza il raddoppio dell’inceneritore nel contesto del PPGR 2005. Dopo circa un mese…

2005:  26/06/2005 Meta viene incorporata in Hera. I rispettivi CdA approvano la fusione. Al Comune di Modena resta il 14,0 % circa di Hera, ad oggi siamo al 8.73% circa.  Il pallino decisionale passa a Bologna.  Voci di corridoio dell’epoca davano l’autorizzazione al raddoppio come componente essenziale nella distribuzione dei “pesi” nella nuova società, ovvero senza quella Modena avrebbe contato ancora meno.

2006: L’Ordine dei Medici di Modena, primo in Italia, emette un comunicato di condanna dell’incenerimento rifiuti

 

2006: La Provincia di Modena rilascia una prima AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Contro questa AIA il Comitato Modena Salute e Ambiente, assieme a WWF, Italia Nostra e un gruppo di privati cittadini, fa ricorso al TAR.

2007: L’Ordine dei Medici Emilia Romagna rilascia una analoga (a ODM Modena) comunicazione di condanna del’incenerimento rifiuti. A questo punto la questione arriva a Roma! Insorge Bersani (Pierluigi), allora ministro dello sviluppo economico, che a sua volta condanna la “invasione di campo” di ODM Bologna. Inviando informative ai colleghi della giustizia (C. Mastella) e della Salute (L.Turco) per eventuali reprimende.

2007: Il Comitato Modena Salute e Ambiente, assieme a WWF, Italia Nostra e un gruppo di privati cittadini, vince il ricorso al TAR e quindi l’anno successivo la Provincia emette una nuova AIA modificata nei punti oggeto di ricorso.

2008: L’AIA modificata prevede anche la dismissione di due linee,  per totali 60.000 t/a  in meno di capacità inceneritoria. Ma il totale autorizzato rimane tale a 240.000 t/a.    Si sopperisce aumentando il carico della 4°  linea che passa da 120.000 a 180.000 t/a. La 3° linea rimane da 60.000. Sembra tutto uguale, ma così divisa il minimo bruciabile passa da 30.000 t/a 60.000.  

2009: Settembre.  Incendio all’inceneritore. Spento tutto e riparte solo la 4° linea

2010: Da aprile la 4°  linea va  a regime, e da sola brucia tutto il necessario.

2011-2012: Primi anni solari interi di funzionamento della 4° linea, viene subito portata al massimo limite autorizzato possibile di circa 175- 180.000 t/a.  Questa quantità  è data dalla somma di due tipi di rifiuti RU (rifiuti urbani di Modena, stabile sui 125.000 t/a  )+ RS (rifiuti speciali da fuori Modena fissati in max. 50.400 t/a dalla Provincia. Per cui non sono praticamente incrementabili, non si riesce a sfruttare tutto l’autorizzato di 240.000 t/a.  La situazione si sblocca nel 2013.

2012-2014: Vengono incorporate in Hera Acegas-Aps  e Amga con ulteriore diluizione della quota azionaria del Comune di Modena, ora scesa sotto al 9%.

2013: Arrivano da fuori Modena anche gli RU (rifiuti urbani) oltre ai già citati speciali Viene concessa, il 14-08-2013 ( e succ. 19-11-2013) dalla Provincia di Modena, la categoria energetica R1, che tra l’altro porta in dote la possibilità al gestore di trattare rifiuti urbani provenienti anche da bacini extraprovinciali.  In pratica si apre al libero import di rifiuti urbani da fuori Modena, rimovendo un preciso vincolo del  PPGR 2005. Senza porre limiti quantitativi di categoria. Pertanto questa categoria di rifiuti si presta benissimo a fare  riempitivo per saturare il più possibile l’uso dell’ impianto fino ai 240.000 autorizzati , in caso di calo delle altre due tipologie di rifiuti, senza ulteriori permessi . Un esempio per capirci: se nel 2018 migliora la differenziata a Modena  per cui l’indifferenziato da incenerire scende da 125.000  a 100.000 t,  con un calo di 25.000 t , queste 25.000 t il gestore se vuole le può reperire in completa autonomia da fuori Modena sotto forma di rifiuti urbani extraprovinciali.  Manca ancora qualcosa per completare il quadro: c’è ancora pendente la 3° linea da rifare.2014: Hera rinuncia a costruire la 3° linea. Si perde tutta la modularità!  Hera fa richiesta e ottiene di non costruire più la 3° linea da 60.000 t/a. Tutto il carico passa sulla 4° linea, unica rimasta, che viene portata progressivamente vicino al limite autorizzato di 240.000 t/a, siamo a 212.242 nel 2016. Non costruire la 3° linea porta sicuramente un risparmio economico importante a Hera, circa 60-70 milioni di euro, oltre ai costi di mantenimento annui. Non solo, genera anche una ulteriore forma di autonomia dalla politica: il quantitativo minimo bruciabile necessario è garantito.  Con la 3° (60.000 t/a) e la 4° (180.000)  assieme il minimo annuo bruciabile si attestava   a 50-60.000 t/a, ottenuto spegnendo la 4° linea e usando la 3° linea al minimo.  Invece solo la 4° attiva il minimo bruciabile si attesta su circa 150.000 t/a, tre volte il precedente e 6 volte l’originale del progetto 2003-4.   Imponendo a chi di dovere di trovare tutti questi rifiuti:  normali, speciali, Modena, fuori Modena, differenziata, indifferenziata, chiamateli pure come volete e da dove vi pare.

A questo punto il cerchio è chiuso, con due semplici atti apparentemente solo tecnici (categoria R1 e non fare la 3° linea)  ha praticamente liberalizzato e reso indipendente il quantitativo bruciato dalla comunità ospitante fino al massimo delle 240.000 t/a.  Per di più con un minimo superiore talmente alto da dover chiamare rifiuti da fuori Modena in caso di miglioramenti della differenziata a Modena.

La Promessa: Insomma a Modena il progetto originale del 2003 e deliberato nel 2004-2005 prevedeva un inceneritore modulare basato su 4 forni indipendente, mantenendo con le 3 linee (forni) esistenti  e aggiungendo una quarta linea, anch’essa indipendente, per un totale do 240.000 tonnellate all’anno di rifiuti bruciati.  In quel caso il minimo bruciabile era 30.000 tonnellate all’anno, pari a tenere accesa la più piccola delle quattro, quindi un range da bruciare da 30.000 a 240.000 tonnellate.

Questo avrebbe consentito di ridurre il bruciato spegnendo man mano le linee che non servivano, ad esempio con il migliorare della raccolta differenziata a Modena. Argomento speso a piene mani dai “raddoppiatori” per far digerire la cosa alla popolazione e evitare l’importazione rifiuti da fuori Modena per dovere tenere alimentato l’impianto come chiaramente indicato nel PPGR del 2005.  In quel documento la Provincia garantì che non sarebbero arrivati rifiuti urbani da fuori Modena, una promessa mantenuta solo fino al 14/08/2013, quando la stessa Provincia, con la categoria energetica R1, di fatto liberalizza l’import di RU anche da fuori Modena.

La realtà: Invece a lavori ultimati  è rimasta la sola 4° linea, però capace da sola di tutte le 240.000 t/a (212242 nel 2016) autorizzate.   In questo  caso il minimo sale a circa 150.000 t/a.  Quindi un range da bruciare da 150.000 a 240.000 t/a,  e non più da 30.000 a 240.000. Quando invece la Provincia di Modena con i suoi urbani non arriva a 130.000 t/a , sotto il minimo! Che fare?  Si abilita il  gestore di trattare rifiuti urbani provenienti anche da bacini extraprovinciali. Sta di fatto che ora, politici pienamente consapevoli o no degli effetti del forno unico sul minimo necessario, si trovano con un impianto che esige ogni anno almeno 150.000 ton. di rifiuti. Del resto anche la capacità massima della 4° linea non è ben chiara,  passando  dalle 120.000 t/a fino al 2006, poi 180.000 dal 2007 al 2012, fino a 240.000 (212.242 bruciate nel 2016) dal 2103 in poi. Assistiamo comunque a un capovolgimento di fronte:  l’impianto non più al servizio della comunità ma al contrario la comunità al servizio dell’impianto, costretta a cercare rifiuti ogni dove, anche fuori provincia per alimentare una siffatta grossa macchina.  

Tabella e relativo grafico dei rifiuti inceneriti e loro provenienza          

 

Logica di Servizio o Logica di Mercato?  Tutto questo a che logica risponde: servizio alla comunità, com’era nello spirito dei fondatori negli anni 50 o logica di mercato ?  In assoluto nulla di male al mercato, basta saperlo e magari farlo non su beni e servizi di prima necessità. Soprattutto domandare ai decisori attuali quando è avvenuta la svolta da servizio a mercato e chi l’ha decisa e se è coerente con i valori del partito rappresentato. Sapendo di vincolare in modo pesante il futuro della comunità. Noi, Comitato Modena Salute e Ambiente, in oltre 10 anni di contatti le controparti “raddoppiatrici” hanno sempre escluso categoricamente  logiche di mercato nel raddoppio. E invece eccoci qua, i numeri e le autorizzazioni concesse raccontano una storia diversa. Ne riparleremo più avanti.  

Il Comitato Modena Salute Ambiente    


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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