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Il Comitato Modena Salute e Ambiente, uno dei protagonisti della opposizione al raddoppio dell’inceneritore, ha realizzato per la Pressa un dossier dettagliato che fotografa attraverso le cifre diffuse dal gestore stesso (Hera) la situazione dell’impianto modenese che brucia ogni anno oltre 200mila tonnellate di rifiuti. Un quadro che contribuisce al dibattito sul tema-rifiuti, sulle sue ricadute ambientali ed economiche, e che racconta di come Modena sia diventata negli anni uno dei poli dell’incenerimento in Italia.
Pubblicheremo il dossier in più puntate, il mercoledì e il venerdì.
Dopo aver fatto il quadro della storia dell’impianto, sullo stato attuale dell'inceneritore e su le promesse non mantenute, pubblichiamo oggi ancora alcune delle motivazioni addotte da Hera e dal Comune per il raddoppio.
Si tratta, come già detto, un resoconto effettuato da una delle parti in causa (anche se i dati sono diffusi direttamente da Hera e quindi non smentibili), ovviamente qualora Hera o altri soggetti interessati volessero replicare, La Pressa ospiterà ogni intervento.
Tra le motivazioni a suffragio del potenziamento dell'inceneritore vi fui anche quella che 'il nuovo inquinerà meno del vecchio'. Abbiamo sentito anche questa. Miracoli della politica. Considerando che il nuovo brucia il doppio dell’altro è ovvio che per essere “vera” questa affermazione la comparazione avviene tra due macchine con sistemi di filtraggio diversi. A pari sistemi di filtraggio il nuovo inquina più del vecchio. Come dire che una auto 2000 cc inquina meno di una 1000, è vero se la 2000 è euro 6 e la 1000 è euro 2 ma a pari euro il vale ovviamente il contrario.
Ci hanno assicurato anche una 'verifica rigorosa del progetto'. Oltre al citato caso dei filtri SCR “trovati” dal Comitato MSA e poi adottati, un’altra cosa è repentinamente cambiata su segnalazione del suddetto Comitato e sfuggita agli Enti Autorizzanti. Si tratta delle aree di ricaduta delle emissioni inquinanti dell’inceneritore. Nella AIA 2006 (Autorizzazione Integrata Ambientale) rilasciata dalla Provincia di Modena a Hera per il funzionamento dell’inceneritore viene indicata come area di ricaduta delle emissioni il solo Comune di Modena. Esaminando le cartine di dispersione fornite da Hera stessa il Comitato MSA nota che invece le ricadute interessano altri 6 comuni della cintura Nord : Castelfranco E., Nonantola, Bomporto, Bastiglia, Soliera e Campogalliano e inserisce questa informazione , tra le altre, nel ricorso al TAR e lo vince. Per cui il giudice conferma che i Comuni impattati sono 6 più Modena. Quindi nella nuova AIA del 2008 i comuni impattati sono 6+Modena, i cui sindaci hanno rilasciato apposito atto scritto a farsi invadere dalle emissioni. Se uno dei sindaci negava si sarebbe bloccato l’inceneritore. Anche in questo caso la sorpresa/delusione del Comitato MSA nel dover trovare migliorie tecniche, benissimo alla portata invece degli organismi preposti.
E ancora: nel progetto originale viene proposto anche una rete di teleriscaldamento, per recuperare energia e mitigare l’inquinamento atmosferico.
Non se ne sa più nulla, con un bel risparmio di qualche decina di milioni di euro per Hera.
Le istituzioni promisero anche che il controllo dell'impianto sarebbe rimasto a Modena. Nel giro poco più di 10 anni Modena è passata dalla proprietà del 100% a meno del 9% in Hera e con meno del 9% di una società per azioni non si controlla un granchè.
Infine la partecipazione popolare garantita: nel giro di pochi anni è stato chiuso il “Tavolo di garanzia” dove i cittadini potevano in qualche minimo modo dire la loro e una fantomatica promessa “Cabina di regia” non è mai stata attivata. In questo senso le dichiazioni di Pietro Bertolasi, ex presidente dell'Osservatorio sull'inceneritore sono lampanti.
Comitato Modena Salute Ambiente