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Oggi, 8 febbraio, si festeggia Santa Giuseppina Bakhita.
Bakhita nacque ad Oglassa (Darfur, Sudan); fino a 8 anni abitò con la famiglia in un villaggio del Darfur, poi venne rapita da due arabi. La bambina fu richiusa in una stanza; era talmente terrorizzata che dimenticò persino il suo nome: i due rapitori la chiamarono Bakhita.
Il mercato degli schiavi era allora fiorente; Bakhita fu venduta e rivenduta a parecchie famiglie e soggetta a sofferenze di ogni genere.
Dopo questi passaggi dolorosi la prese un agente consolare italiano (Callisto Legnani) il quale la trattò come domestica, aiutandola anche a rintracciare la sua famiglia, purtroppo senza esito. Iegnani diede poi in custodia Bakhita a un amico italiano Augusto Michieli. Augusto con la moglie Turina erano a Mirano Veneto e la ex schiava faceva da tata a Mimmina la loro bambina di 3 anni.
Nel 1885 Bakhita conobbe Illuminato Checchini, fattore di casa Michieli, che era un organizzatore di associazioni cattoliche. Illuminato era amico di don Giuseppe Sarto, futuro Papa Pio X: fu lui a portare alla fede Cristiana Bakhita.
A Venezia conobbe poi le suore Canossiane 'Figlie della Carità', che la istruirono nella verità della fede. Bakhita venne poi battezzata nel 1890 coi nomi di Giuseppina, Margherita, Fortunata.
Rimase nell'istituto delle Canossiane dove maturò la sua vocazione religiosa. Entrata in noviziato nel 1893 trascorreva le sue giornate lavorando ai ferri e ricamando.
Nel 1902 fu trasferita a Schio con l'incarico della cucina, poi della sacrestia e infine della portinaia.
Bakhita veniva chiamata 'Madre Moretta' e aveva una buona parola è un sorriso per tutti.
La professione perpetua la fece soltanto nel 1927 nella cappell della Casa filiale di Mirano Veneto.
Nel 1935, assieme a una consorella, fece una serie di viaggi di animazione missionaria.
Durante la seconda guerra mondiale gli alleati bombardarono la città di Schio; molti affermano che la città, grazie alle preghiere e alla santità di Bakhita, non subì danni gravi.
Bakhita prima della morte; fu colpita da gravi forme di artrite, da asma bronchiale e da broncopolmonite. Ormai costretta in carrozzella, passava intere ore in preghiera offrendo le sue sofferenze per la Chiesa, per il Papa e per la conversione dei peccatori. Spirò l'8 febbraio 1947; la sua tomba fu venerata da subito da fedeli che ricorrevano alla sua intercessione.
Beatificata da Giovanni Paolo ll il 17 maggio 1992, fu da lui stesso canonizzata il primo ottobre del 2000. Il nome Bakhita significa 'Fortunata'.
Buon onomastico alle lettrici che si chiamano Fortunata.
Redazione Pressa
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